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Un approccio differenziato alla Mesoterapia

Un approccio differenziato alla Mesoterapia

Attualmente la Mesoterapia ha raggiunto una diffusione tale per cui sia il metodo che i principi che lo informano hanno una vasta base di conoscenza nell’ambiente Medico e non, tuttavia non è fuori luogo, soprattutto per coloro che hanno idee confuse o informazioni superficiali, dare una breve panoramica sia dei principi che della pratica del Metodo ed inoltre aprire un piccolo spiraglio sugli sviluppi più recenti e sulle nuove possibilità che si aprono oggi per lo sfruttamento della Mesoterapia grazie sia al progresso tecnico farmacologico sia teorico offerto dalla confluenza di varie pratiche terapeutiche nella prassi della Mesoterapia.
Geniale invenzione, proprio così bisogna chiamarla, di un Medico Francese, Michel Pistor, essa basa i suoi cardini teoretici, per dirlo modernamente, su un riflesso teleguidato e specificato farmacologicamente che ha come punto di partenza la cute, in particolare il suo strato intermedio come dice il nome stesso “meso”.
Ad immediato onore del metodo è la riduzione, con conseguente diminuita tossicità acuta e cronica, del dosaggio dei farmaci impiegati, variabile secondo le sostanze usate, ma, comunque, sempre inferiore a quello necessario con altre modalità di somministrazione (orale, parenterale) degli stessi.
La Mesoterapia, concetto qui ricordato solo per gli ignari, prevede, per la sua attuazione, l’infiltrazione della compagine dermica con soluzioni diluite di farmaci, opportunamente scelti secondo le loro abituali indicazioni, in rapporto alle affezioni da sottoporre a terapia.
Giova inoltre precisare che esiste una topografia di impianto per il trattamento, specifica in rapporto agli organi primariamente o secondariamente coinvolti nelle sindromi ed alla sintomatologia ad essi connessa.
Notiamo ancora che, sorprendentemente, i farmaci, in questa maniera diluiti e somministrati, aumentano notevolissimamente la loro potenza d’azione e la durata nel tempo della stessa con un altro intuitivo vantaggio, che si somma a quello già citato della riduzione della dose, che consiste nella possibilità di dilatare l'intervallo delle somministrazioni.
Abbiamo rilevato, ci sembra, due punti di non poca importanza specie nel momento socio farmacologico (inflazione d’uso dei farmaci e condizionamento psicologico nei confronti degli stessi) che stiamo vivendo.
Non ne può sfuggire l’importanza anche ai meno introdotti in problemi di medicina sociale.
La nostra panoramica, volutamente a volo d’uccello, continua sulle indicazioni del metodo che, come facilmente comprensibile da quanto detto poc’anzi, coprono la patologia medica nella sua totalità, sia nelle manifestazioni acute sia croniche, col solo limite, speriamo presto compensato e superato, di una sperimentazione seria che solo la giovane età della Mesoterapia e la sua relativamente ancor più recente larga diffusione, non hanno permesso.
Farmacologicamente il metodo si presta ad una grande elasticità permettendo l’uso dei farmaci che si ritengono indicati, sia come singola specialità, sia come associazione (cocktail) di varie sostanze base o specialità con minime precauzioni in relazione alle proprietà chimico farmaceutiche e fisiche degli stessi, ad evitare flocculazione, precipitazione, agglutinazione nelle siringhe dimora dei melanges prima dell’impianto.
Teniamo a sottolineare qui l’impegno tecnologico, a latere della pratica Mesoterapica, che ci permette oggi di usufruire di moderni materiali d’uso (piastre di ogni dimensione, aghi, siringhe, neutri, sterili, “usa e getta”) che veramente rappresentano un supporto fondamentale del lavoro quotidiano ma anche il perno per un vero decollo della “Meso” dal ruolo di pratica incerta, inaffidabile dal punto di vista strumentale.
Qualunque Mesoterapista “suda” ripensando alla propria dotazione di piastre metalliche ed ai dubbi terribili sulla loro sterilità e reale contenuto, per non parlare poi del loro costo proibitivo d’acquisto e di mantenimento.
Non occorre, fortunatamente, soffermarsi molto, attualmente, su questo punto: fa tranquillità un problema superato.
Apriamo ora quello spiraglio cui abbiamo accennato in apertura.
La Mesoterapia ha utilizzato fino ad ora, pressoché esclusivamente, schemi topografici dermatomerici e proiettivi d’organo e farmaci classici nella sua pratica.
Senza voler togliere alcuna validità a questo modo di procedere, non possiamo tralasciare di menzionare sistemi diversi di applicazione; fanno testo augusti predecessori quali, per citare solo uno dei più famosi, André Faubert con la sua “Omeosiniatria”.
Costatiamo, negli ultimissimi anni, un notevole movimento d’opinione e di studio intorno a scienze antiche tuttavia attualissime come Agopuntura, Omeopatia, Neuralterapia, Podoterapia e qualche loro cugino più giovane come la Riflessoterapia, la Litoterapia dechelatrice, la terapia a base d’Oligoelementi, la Gemmoterapia, etc.
Diamo un po’ di luce sullo spiraglio che abbiamo aperto.
Quali confini scopriremo utilizzando in Mesoterapia le finissime osservazioni sui rapporti fra organi e specifiche zone cutanee, addirittura punti cutanei, offerte dall’Agopuntura, oppure la specificità di indicazione e di azione offerta dai rimedi Omeopatici, che hanno nella loro atossicità un altro imprescindibile vantaggio di impiego, oppure ancora i concetti relazionali espressi dalla Neuralterapia; di questo passo, ancora, che effetto otterremmo dalla Mesoterapia effettuata nelle regioni specificate dalle mappe dei Podoterapisti; e così via, pensando all’utilizzazione degli Oligoelementi, delle Gemme, dei Litoterapici nel cocktail mesoterapico.
Questo spiraglio fa un po’ l’effetto delle prime luci dell’alba che dilatano a perdita d’occhio l’orizzonte, e forse è proprio così; ci troviamo agli albori della Medicina del futuro.
Abbiamo voluto fornire in chiosa di questo di questo breve, evidentemente e necessariamente incompleto sommario, alcuni esempi di quanto esposto che, non hanno l’intento di far esulare, ma certamente devono far aprire gli occhi sulle necessità di essere eclettici, nel senso, s’intende, di aprire la mente e lo studio ad ogni possibilità ed alla sua verifica, specialmente in Medicina, in un paesaggio dalle molte ombre se non oscurità.
I casi clinici riportati sono tratti dalle esperienze terapeutiche del Centro Medico Omeopatico di Rimini che, potente faro in Italia, svolge attivamente e produttivamente lavoro e studi su queste tematiche.
A conclusione, speriamo di essere riusciti a sollecitare una sana curiosità nel lettore Medico e no.
Questo è l’obiettivo ed il motivo della stesura di questo breve sommario.
Alla fine di questa lettura solamente un attimo di riflessione.

A. S.
Anni 30, sesso femminile.
La Paziente soffre di una grave dismenorrea.
L’ecografia dimostra l’ovaio destro ingrossato (circa 6 cm.), la palpazione dimostra dolenzia spiccata in fossa iliaca destra.
In cura da circa 3 anni, la Paziente riferisce di non aver trovato nessun miglioramento nonostante la moltitudine dei farmaci assunti.
La palpazione del piede rivela dolenti le zone corrispondenti agli annessi, specie quello di destra, all’intestino tenue ed al grosso intestino.
Si decide di iniziare la terapia con il seguente mélange:
- Procaina 1%, 1 cc.
- Kenacort A. R., 1 cc..
- Flectadol 1000, 1 cc.
- Lyseen, 1 cc.
- Vaccino anti stafilococcico, 1 cc.
- Largactil, 1 CC..
- Vasculat, 1 cc..
- Acqua q.b. a 20 cc.
L’impianto mesoterapico è effettuato nelle zone podaliche rivelatesi dolorose e nelle zone classiche corrispondenti agli annessi.
La cadenza delle sedute è settimanale per un mese, poi quindicinale per un mese, mensile per due mesi.
All’immediato miglioramento della dismenorrea segue progressivamente la scomparsa d’ogni sintomatologia dolorosa.
L’ecografia di controllo dimostra la resitutio ad integrum dell’ovaio destro.
A tutt’oggi, la Paziente riferisce che le mestruazioni si mantengono normali.

L. M.
Anni 64, sesso femminile.
L’accertamento radiologico dimostra artrosi lombare con emisacralizzazione di L 4, L 5.
La Paziente lamenta dolore in sede lombare, lombosacrale con risentimento sciatalgico in loggia peroneale destra.
La palpazione del piede dimostra spiccata dolorabilità nelle zone corrispondenti alle due anche ed alla regione lombosacrale.
La Paziente riferisce inoltre episodi di sofferenza epato gastrica e renale (coliche ed ematuria) da intolleranza ai medicamenti anti infiammatori prescritti.
Il mélange che si decide di iniettare è così composto:
- Procaina 2%, 1 cc.
- Kenacort Depot, 1/2 cc.
- Flectadol 1000, 1 cc.
- Lyseen, 1 cc.
- Acqua distillata q.b. a 20 cc.
Gli impianti sono eseguiti nelle zone podaliche rilevate dolorose, sulle paravertebrali lombosacrali ed in loggia peroneale destra.
La Paziente riferisce, fin dalla prima seduta, un netto miglioramento della sintomatologia dolorosa.
Le sedute proseguono a ritmo settimanale per un mese.
Apprezzando scomparsa dei dolori sia a riposo che sotto sforzo oltre che in mobilizzazione passiva e scomparsa inoltre della dolorabilità provocata nelle zone podaliche sono praticate altre due sedute a distanza di 15 gg. una dall’altra.
Si decide poi per un richiamo mensile che è effettuato per 3 mesi.
Facciamo notare che il Kenacort Depot è stato usato in cocktail una sola volta, nella prima seduta.
Ad un anno dall’ultima seduta la paziente non riferisce sintomatologia dolorosa.


B. C.
Anni 47, sesso maschile.
Da circa cinque anni, il Paziente soffre di disturbi gastro duodenali che successivi controlli radiologici ed endoscopici hanno precisato doversi riferire ad un’ulcera duodenale florida di circa cm. 4 per 3 di larghezza senza demarcazione callosa.
Le cure effettuate (gastroprotettori, cimetidina, ranetidina) hanno giovato per brevi periodi senza impedire il ricorrente ripresentarsi dei disturbi.
Nel settembre 1984 ulteriori accertamenti radiologici ed endoscopici dimostrano un quadro lesionale pressoché invariato rispetto ai controlli precedenti.
Dal dicembre 1983 in poi si verificano episodi d’intolleranza ai farmaci prima alla cimetidina (rush cutaneo, prurigo, meteorismo) ed in secondo tempo alla ranetidina (sindrome asmatica).
Lo studio del Paziente fa riscontrare un’affezione combinata dei M. P. del Fegato e della Vescica Biliare.
La semeiotica podologica conferma la diagnosi.
Il cocktail è così composto:
- Procaina 2% quarta decimale, 1 cc.
- Nux vomica comp. Heel, 1 fiala.
- Chelidonium comp. Heel, 1 fiala.
- Hepar comp. Heel, 1 fiala.
- Acqua distillata q.b. a 20 cc.
Gli impianti sono effettuati lungo il decorso dei Meridiani Fegato e Vescica Biliare e nelle zone podaliche con frequenza settimanale per un mese, poi quindicinale per due mesi.
Dopo la seconda seduta riferisce completa scomparsa delle sintomatologie dolorose e del meteorismo post prandiale manifestando l’intenzione di interrompere la terapia visti i risultati.
Nonostante ciò, il ciclo è completato come descritto sopra.
Il controllo endoscopico dimostra la scomparsa della lesione senza esito cicatriziale.
A tutt’oggi il Paziente riferisce il permanere delle condizioni di salute.

 

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