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Omeomesoterapia Biomesoterapia

L’ingresso della Mesoterapia nel dominio della Psicosomatica

Oggi vanno sempre più sfumando i confini fra soma e psiche in Medicina Umana ed anche, accenno doveroso ed illuminante, in Medicina Veterinaria ed in Botanica.
A quest’orientamento danno peso ed impulso i progressi delle Scienze Positive (Chimica e Fisica in particolare) che si stanno avvicinando ai confini della definizione dell’Energia (termine forse insufficientemente preciso, ma adatto a chiarire l’obiettivo).
Gli studi più recenti e prestigiosi (ad esempio i risultati di quelli del Premio Nobel Carlo Rubbia, del Premio Nobel I. Prigogine, etc.) attribuiscono sempre maggior valore all’infinitamente piccolo (tanto piccolo da non poter essere visto ma solo evidenziabile attraverso le manifestazioni provocate) e affermano l’identità dei meccanismi che regolano e reggono il microcosmo ed il macrocosmo.
E’ possibile in definitiva studiare l’infinitamente grande attraverso lo studio dell’infinitamente piccolo retti entrambi dalle medesime immutabili leggi (concezione Olistica).
In quest’ottica, va assumendo una diversa collocazione la mal situata “Psiche” come inscindibile onnipresenza in ogni manifestazione vitale anche in quelle definite più “fisiche”.
La concentrazione psicosomatica dei fenomeni viventi è in un momento di gran rivalutazione e conferma e con essa i metodi, nel campo della Medicina, che da sempre la propugnano: Agopuntura, Omeopatia e tutte le discipline clinico terapeutiche che ritrovano sotto il comune denominatore di “Energetica” la definizione del loro ambito d’azione.
L’avvicinamento concettuale Energia Psiche e lo studio dei reciproci rapporti con la manifestazione materiale a qualsiasi livello costituiscono l’orientamento di studio più attuale nelle più varie discipline (in Medicina ad esempio lo stress come generatore del dismetabolismo lipidico, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia o ancora il cronico stress psichico all’origine dei neoplasmi).
E’, appunto, verso queste Scienze dell’infinitamente piccolo che si va risvegliando l’interesse del mondo Medico dopo moltissimi anni (secoli per l’Agopuntura) nei quali solo la popolazione dei Malati e la volontà di pochi Medici e spesso non Medici ha permesso la loro sopravvivenza.
Riunite sotto un’unica bandiera, nonostante grandi diversità apparenti, per giungere all’argomento di questo lavoro le citiamo, così come ci vengono, dimenticandone sicuramente qualcuna:
Agopressione
Agopuntura
Auricolomedicina
Auricolopuntura
Biomesoterapia
Chinesiologia
Chiropratica
Cromoterapia
Dietologia energetica
Elettroagopuntura secondo R. Völl (E. A. V.)
Fitoterapia
Fototerapia
Gemmoterapia
Iridologia
Iridologia olistica
Laserterapia
Fitoterapia
Mesoterapia
Metalloterapia (Oligoelementi)
Micromassaggio
Omeopatia
Opoterapia
Organoterapia
Osteopatia
Podoterapia (Massaggio Zonale)
Posturologia
Pranoterapia
Radiestesia
Radionica
Riflessologia
Rolfing
Shatsu
Terapia alimentare energetica
Touch for health

Ma è della Mesoterapia che qui ci vogliamo occupare.
Metodica recentissima, frutto della geniale invenzione del Medico Francese Michel Pistor, ha trovato larga base di diffusione in tutta l’Europa legando (purtroppo) la sua fama alla sola possibilità terapeutica di patologie quali l'adiposità cellulitica e le affezioni reumatiche in generale.
Ben più vasto si è rivelato tuttavia, immediatamente, il suo campo d’azione che praticamente arriva a coprire tutto l’ambito della patologia.
I vantaggi che la Mesoterapia offre la collocano al ruolo di metodica farmacologica di primo impiego nelle affezioni più diverse sia acute sia croniche.
Riservandoci una più approfondita indagine sui meccanismi che stanno alla base dell’azione farmacologica, possiamo sintetizzare i vantaggi metodologici in due principali: la grandissima riduzione della dose efficace dei farmaci da impiegare per ogni somministrazione e la possibilità di effettuare un notevole aumento dell’intervallo fra le somministrazioni realizzando una riduzione importante della quantità globale assunta.
Nell’attuale contesto di farmacomania e di caos prescrittivo, con le complicazioni iatrogene che vanno ad occupare una gran fetta della patologia, queste credenziali sono di sicuro valore per un metodo terapeutico.
Qualche delucidazione, per i meno informati, sulle generalità della Mesoterapia, non può disturbare.
Per Mesoterapia s’intende la somministrazione di sostanze farmacologicamente attive mediante inoculazione delle stesse, con uno speciale strumentario, nella compagine mesodermica, (cute, sottocutaneo), in zone appositamente scelte in relazione all’organo in causa e alla patologia da trattare.
Tali zone superficiali d’impianto hanno dimostrato di essere, in varia maniera (ad esempio: dermatomeria), in relazione anatomo fisiologica con gli organi bersaglio della terapia.
I farmaci da iniettare, discriminati con il normale procedimento d’indicazione degli stessi in rapporto alla patologia da trattare, sono preventivamente diluiti (1/10, 1/20) e quindi iniettati sia soli sia in associazione (cocktails; melangés).
Questo particolare modo di somministrazione, oltre, evidentemente, ad avere un ovvio effetto riduttivo sulla tossicità acuta e cronica, ha singolarmente dimostrato un notevolissimo aumento della potenza terapeutica delle sostanze impiegate addirittura, per alcune, permettendo di scoprire nuove indicazioni che non si erano rese evidenti con gli abituali metodi di somministrazione sia orale sia parenterale (ad esempio il Botropase perilesionale nelle eruzioni erpetiche).
Si è venuta inoltre definendo un’altra caratteristica veramente notevole e che merita, anche se per ora brevemente, di essere citata: i farmaci iniettati in questo modo hanno dimostrato di esercitare variamente, in rapporto alla loro natura chimico fisica ed alle zone in cui sono iniettati, un’azione decisa sulla componente psichica del soggetto in trattamento.
Lo studio sistematico dei rapporti farmaco, sindrome, zona d’impianto maggiormente reattiva ha fornito risultati brillantissimi, addirittura spettacolari, in alcune sindromi di stretta pertinenza psichiatrica.
Non ci si stupisca troppo di questa nuova prospettiva, realtà terapeutica ricordando le strette relazioni di derivazione embrionale che legano la cute ed i suoi annessi col sistema nervoso.
Ricordiamo, se ce n’è bisogno, per chiudere questa breve parentesi, il grave problema tossicologico, legato alla cronica assunzione di psicofarmaci; a tutti noto e che va acquistando o meglio che ha già una negativa, massiccia rilevanza sociale.
La pratica delle metodiche Energetiche non poteva non essere interessata da questo metodo date le sue caratteristiche di lieve invasività e minimalizzazione delle dosi dei farmaci impiegati.
L’utilizzazione di rimedi Omeopatici, soli od in associazione, in Mesoterapia (Omeomesoterapia o Biomesoterapia) ha già una solida pratica nelle patologie più svariate.
Più recentemente, utilizzando le nozioni di fisiologia Agopunturale ed i rilievi ottenibili mediante l’utilizzo dall’analisi Podologica, ha preso corpo un tentativo strutturato di terapia (anche psichiatrica) che sta dando risultati molto incoraggianti ed aprendo nuove prospettive.
Recentissimi, invece, sono gli studi delle possibilità d’utilizzazione degli Oligoelementi, Litoterapici, Fitoterapici, Organoterapici, in Mesoterapia.
Essendo questa sperimentazione, per lo meno in Italia, affidata solo a pochi, coraggiosi ed isolati, è prematuro voler trarre conclusioni; i risultati riferiti tuttavia non smentiscono i presupposti teorici del loro impiego confermandone attualmente la validità terapeutica.
E’ bene, tuttavia a questo punto, prima di passare a riferire alcuni casi clinici, a scopo di chiarimento, precisare con maggior cura la strutturazione del trattamento Omeomesoterapico, Biomesoterapico, nelle sue varie fasi, dalla diagnosi, alla terapia, alla frequenza delle sedute.
La diagnosi è il momento fondamentale nel trattamento Omeomesoterapico, Biomesoterapico.
Vediamo, brevemente, com’è articolata la sua definizione.
Essa si avvale, in maniera totale, dell’ausilio fornito da procedimenti diagnostici, terapeutici diversi in special modo Omeopatia, Agopuntura, Podologia, Auricoloterapia.
- L’analisi del Paziente inizia con la normale raccolta anamnestica e con la semeiotica fisica tradizionale eventualmente corredata da esami di laboratorio, indagini strumentali, etc.
- L’interrogatorio Omeopatico segue a questo primo approccio permettendo sia la scelta del rimedio unico e sua relativa diluizione, sia la definizione di un’associazione di rimedi con caratteristiche patogenetiche le più vicine possibili alla patologia in osservazione sia, inoltre, dei rimedi che dimostrano nella loro patogenesia un particolare tropismo per l’organo/i principalmente coinvolto/i nella sindrome in oggetto (rimedi a patogenesia prettamente epatica, splenica, polmonare, etc.).
La scelta del rimedio è sempre corredata dalla ricerca dei punti, zone somatiche dolorose con speciale riguardo ai punti di Weihe e RIMO® che, con la loro dolorabilità spontanea o provocata, forniscono, inoltre, conferme del rimedio o dell’associazione dei rimedi la cui indicazione è emersa dall’interrogatorio.

I Punti di Weihe e RIMO®.
I punti RIMO®, di più recente scoperta, hanno lo stesso significato e funzione di quelli di Weihe.
Il Dottor Weihe, Medico Tedesco, ha evidenziato, per quanto ci risulta, senza essere a conoscenza dell’Agopuntura, una serie di punti disseminati sulla superficie cutanea, che hanno la caratteristica d’essere dolorosi o dolorabili in presenza di un determinato insieme di sintomi.
Attraverso questa corrispondenza egli è giunto all’associazione rimedio Omeopatico punto o microzona dolorosa costruendo quindi una mappa.
E’ evidente l’interesse di questi punti di conferma diagnostica dell'indicazione di un rimedio.
In particolare, in Omeomesoterapia, Biomesoterapia, si è evidenziato un notevole potenziamento della risposta terapeutica cribrando (infissione ripetuta del multiniettore con rotazione oraria od antioraria), con la soluzione del rimedio indicato, il punto, microzona di Weihe o RIMO® corrispondente.
Inoltre, utilizzando l’Organometria funzionale secondo R. Völl, è possibile, attraverso il test del punto e del rimedio, determinare la diluizione più idonea.
I punti di Weihe e RIMO® sono, per la maggior parte, corrispondenti a punti d’Agopuntura sia entro che fuori Meridiano.
Procedendo metodicamente, abbiamo a questo punto le seguenti informazioni:
- rimedio unico e relativa diluizione (in rapporto al criterio di similitudine).
- rimedi complementari o comunque associazione di rimedi a patogenesia simile alla sindrome in causa.
- punti dolorosi e punti di Weihe o RIMO® dolenti o dolorabili.
- i rimedi con tropismo patogenetico nei confronti dell’organo/i diagnosticato/i maggiormente in causa nella sindrome in esame.
L’analisi Agopunturale a questo punto permette di orientarci ulteriormente.
L’organo in causa e le sue relazioni patologiche con gli altri organi ci permette, attraverso la sua proiezione Meridiana cutanea, di definire le regioni più idonee d’impianto restringendole addirittura a punti, microzone d’impianto con l’analisi eziologia della sindrome (trattamento dei punti Shu antichi, punti Mo, Shu del dorso, riunione, Nodi, radice, etc.).
In rapporto alla sindrome è possibile ottenere ancora alcune altre utilissime indicazioni; fra queste:
- confronto punti, microzone Agopunturali ritrovate e relative proprietà terapeutiche con quelle patogenetiche dei rimedi Omeopatici di cui si è ritrovata l’indicazione confermandola od eventualmente chiarendola.
- confronto punti, zone ritrovate con i punti di Weihe o RIMO® giovevole inoltre all’ulteriore conferma dei rimedi indicati.
- un’altra informazione, troppo spesso trascurata o sottovalutata, importantissima soprattutto quando, per l’impianto biomesoterapico, si usano prodotti dinamizzati è l’orario d’impianto che la fisiopatologia Agopunturale permette di definire con la massima precisione e che consente di potenziare ed accelerare notevolissimamente l’effetto terapeutico.

Riassumendo:
- tragitti meridiani da trattare nell’impianto.
- punti, microzone per impianto (confronto con i punti di Weihe o RIMO®).
- orario d’impianto più opportuno.

Alle prime due di queste fondamentali fasi diagnostiche si possono associare diverse altre metodiche a scopo di conferma; fra le varie consideriamo soprattutto l’analisi Podologica, l’esame Auricolare e l’Organometria secondo R. Völl.
Le mappe Podologiche forniscono con notevole precisione la proiezione organo funzionale nelle varie regioni del piede.
Rimarchevole, in particolare, la velocità dell’indagine che è effettuata palpatoriamente, nonché la sua estrema precisione ed affidabilità.
Bisogna sottolineare una nozione fondamentale a proposito della valutazione dei reperti diagnostici podologici: succede spesso di ritrovare, all’esame podologico, rilievi apparentemente non corrispondenti ai dati sintomatologici lamentati dal Paziente.
Ad esempio, sciatalgia ribelle ad ogni trattamento e analisi podologica muta dal punto di vista della proiezione sciatica ma positiva per la dolorabilità in altre zone supponiamo milza e surreni come in un caso che viene ora in mente.
Orbene è necessario tenere bene presente che quella podologica è sempre una diagnosi eziologica che interpretata, magari con maggior chiarezza, alla luce della fisiologia Agopunturale, deve essere sempre tenuta nel massimo conto tanto da indirizzare lo sforzo terapeutico verso gli organi che sono chiamati in causa dall’analisi podologica.
Riferendoci all’esempio precedente la sintomatologia sciatalgica cronica riferita dal Paziente è stata in breve tempo risolta trattando in Mesoterapia, Biomesoterapia, i Meridiani della Milza e del Rene con rimedi nella cui patogenesia è rappresentata sintomatologia splenica e surrenale (es. Lycopodium clavatum, Chionanthus virginicus, Chimaphyla umbelata., Chenepodium anthelminthicum) ed addirittura con l’organoterapico all’opportuna diluizione (bassa = stimolante, alta = rallentante, intermedia = equilibrante: Legge di Arndt Schultz).
E’ possibile inoltre trattare direttamente con impianto biomesoterapico le zone del piede rilevate dall’esame podologico; talvolta, anzi, questo solo trattamento è risolutivo.
L’esame Auricolare, che si può comunque sempre praticare, sebbene più indaginoso di quello del piede, è particolarmente utile nei pochi casi in cui il piede risulta completamente muto all’esame.
Oltre a fornire una diretta possibilità di trattamento, tramite la micropuntura delle zone auricolari, l’orecchio trattato o manipolato convenientemente positivizza all’esame le zone dolorose del piede precedentemente mute.
Un cenno particolare merita l’Elettroagopuntura secondo R. Völl (E. A. V.) nel suo aspetto organometrico funzionale.
L’organometro ci permette diverse possibilità:
- Test dei punti di Weihe o RIMO® col rimedio o associazione di rimedi ritenuta idonea verificandone l’indicazione e permettendo una precisa determinazione della/e diluizione/i idonee.
Lo stesso vale per le zone del piede.
- In caso d’incertezza, una più precisa determinazione dell’organo/i in causa orientando, in tal caso, da sola, questa metodica sia la diagnosi sia la terapia.
Riconosciamo l’ingiustizia della scelta in seconda istanza dell’E. A. V. motivandola comunque con i più che sufficienti risultati diagnostici delle agili metodiche sopraccitate nei confronti della più indaginosa e necessariamente lenta Organometria.

A questo punto siamo pronti per l’impianto Biomesoterapico avendo a disposizione tutti i dati fondamentali:
- definizione dell’organo/i in causa.
- rimedio/i indicati e relativa/e diluizione/i.
- tragitti meridiani e punti-zone d’impianto.
L’impianto è effettuato il più superficialmente possibile con poche gocce di soluzione per ogni punto di penetrazione dell’ago.
Pungendo in Mesoterapia non è praticamente possibile (l’impianto avviene sempre nella compagine dermica), con minime precauzioni provocare alcun danno.
Qualche precauzione, naturalmente, nelle zone prossime ad organi di senso, od a cute sottile ed in vicinanza di tronchi nerveovascolari superficiali (viso, collo, emergenza arterie e vene, etc.).
Nella base del cocktail è previsto l’uso di procaina o carbocaina, come si vedrà negli esempi clinici riportati, usate alla quarta diluizione decimale (4 DH) in associazione agli altri rimedi del caso.
Il cocktail è diluito a 10 o 20 cc. con acqua distillata o soluzione Fisiologica secondo i casi.
La frequenza delle sedute non ha standard fissi e deve essere regolata in rapporto ai risultati clinici conseguiti ed il cocktail variato in rapporto alla sintomatologia emergente.
Nei casi acuti le sedute possono essere anche molto ravvicinate, anche ogni 8, 12 ore mentre nei casi cronici è sufficiente una seduta settimanale, poi quindicinale fino a stabilire a seconda delle necessità sedute distanziate di richiamo a scopo di mantenimento.
Si delinea, da quanto esposto, una metodica terapeutica agile, sicura da inconvenienti accidentali e da rischi farmacologici, che si adatta ai vari livelli di conoscenza e di preparazione della più diversificata schiera di praticanti.
Dalla massima semplicità al più alto livello di sofisticazione con risultati costantemente entro ranges di positività in ogni cimento terapeutico sia nel campo dell’intervento in situazioni patologiche attuali che nel campo della prevenzione.
E’ questa forse la prima mossa verso una Medicina del futuro finalmente e veramente sana.
Un cenno doveroso allo sforzo tecnologico che supporta il progresso terapeutico della Mesoterapia e dell’Omeomesoterapia, Biomesoterapia, in particolare con la messa a punto di uno strumentario finalmente sicuro ed idoneo (materiale sterile, monouso) sia alla metodica sia all’Etica Professionale nel senso più esteso.
Per concludere, prima di passare alla pratica con alcuni casi clinici, sentiamo il dovere di giustificare questo, necessariamente insoddisfacente, tentativo d’esposizione totale del metodo.
Se abbiamo creato un sano dubbio metodologico o abbiamo risvegliato la curiosità d’approfondimento della conoscenza abbiamo raggiunto l’unico possibile obiettivo di questo lavoro e la sua stessa incompletezza diventa una dote: lo stimolo ad acquisire il vasto materiale di conoscenze teoriche e d’esperienza pratica che stanno alla base di questa Medicina integrata dal cui possesso nessun Medico può prescindere.

Casi clinici.

N. M.
anni 72, sesso maschile, commerciante.

Il Paziente lamenta artrosi del ginocchio destro da circa 6 anni e grave paracusia (acufeni) dell’orecchio destro e sinistro.
Valori pressori pressoché normali, esami di routine nei limiti rapportati all’età.
L’esame radiografico del ginocchio destro documenta una grave artrosi, con pressoché totale scomparsa della rima articolare.
All’esame clinico limitazione della flesso estensione del ginocchio nei movimenti medi ed estremi, dolorabilità al carico, diminuzione della forza dell’arto specie nello scendere le scale.
Da tre anni ha esaurito tutta la scorta dei medicamenti antireumatici con tutti i cicli di possibili terapie fisiche (comprese infiltrazioni multiple intrarticolari di cortisone).
Così pure per gli acufeni che negli ultimi tempi si sono fatti così gravi da impedire anche il riposo notturno. Le prove audiometriche, vestibolari, impedenziometriche sono nella norma.
Alla visita si trovano dolenti le zone podaliche delle orecchie e il 30, il 34 VB bilateralmente ed il 54 V (40 V) di destra e di sinistra ed il 6 Rt di destra e nell’orecchio destro il punto corrispondente al ginocchio ed il punto corrispondente all’orecchio interno.
Non riusciamo, stante il caso intricato a diagnosticare il policresto.
Il cocktail è così composto:
- procaina 2% alla quarta decimale
- Angustura injeel 1 fl.
- Acidum Benzoicum injeel 1 fl.
- Kali Carbonicum injeel, 1 fl.
- Vertigoheel, 1 fl.
- ana 20 cc. d’acqua distillata
Pratichiamo l’impianto con monoago nei punti corrispondenti dell’orecchio, e con monoago nelle zone dolenti podaliche corrispondenti dell’orecchio sia a destra sia a sinistra.
Con piastra rotonda da 7 aghi da 4 mm. sul 34 VB bilateralmente sul 54 V (40 V) e 53 V bilateralmente e sul 6 Rt a sinistra; inoltre con multiniettore rotondo monouso, impianti multipli a cuffia, intorno al ginocchio destro.
Effettuiamo altre 3 sedute ad 8 giorni d’intervallo.
Il miglioramento è progressivo, fintanto che al quinto controllo constatiamo che il Paziente può completamente compiere i movimenti di flesso estensione dell’arto inferiore destro senza dolorabiltà alcuna al carico; egli afferma che gli è tornata completamente la forza all’arto inferiore destro, tanto che può scendere le scale senza appoggiarsi al bastone od alla ringhiera e senza più paura di cadere.
Sono diminuiti notevolmente gli acufeni tanto che può riposare tranquillamente.
Alla visita riscontriamo solo modicamente dolenti i punti Podalici corrispondenti delle orecchie, specie a destra; sono pure modicamente dolenti il 34 della VB a destra ed il 6 del Fegato a destra.
Nel cocktail è sostituito Kali Carbonicum con Ubichinon.
L’impianto con monoago è effettuato sulle zone corrispondenti all’orecchio del piede destro e sinistro e sulle zone auricolari dell’orecchio destro e sinistro corrispondenti all’orecchio interno.
Per sicurezza sono praticati impianti multipli a cuffia attorno all’articolazione del ginocchio destro.
Il controllo è fissato a distanza di due mesi.
Il Paziente si ripresenta dichiarando di avere risolto sia la sindrome gonartosica che gli acufeni, che lui dichiara completamente scomparsi da circa un mese e mezzo dopo 10 anni di presenza ininterrotta.
Le zone podaliche sono indolenti, così pure tutti i Meridiani indagati.
A distanza di un anno il Paziente riferisce il perdurare della condizione di benessere.

C. L.
anni 36, sesso maschile, industriale.

Da sei anni soffre d’ulcera gastrica antrale, sanguinante, diametro longitudinale cm. 5, trasversale cm. 3,5, accertata radiograficamente ed endoscopicamente.
La lesione ulcerosa sa presenta con margini netti, con fondo fibrinoso.
Nei periodi equinoziali il Paziente ha avuto ripetute ematemesi.
Con ranetidina e cimetidina, ha avuto benefici solo transitori e soggettivi.
In concomitanza al manifestarsi dell’ulcera gastrica è comparsa (causa scatenante) una sindrome depressiva ansiosa.
La patologia psichiatrica è stata curata con psicofarmaci senza miglioramenti apprezzabili.
18 mesi fa, per sindrome iatrogena, ha dovuto sospendere ogni terapia (ranetidina e psicofarmaci).
Gli esami di laboratorio di routine confermavano la sindrome iatrogena, mostrando alterati i valori delle transaminasi, bilirubinemia, fosfatasi alcalina, creatininemia, azotemia, etc. (tutti piuttosto elevati).
Il Paziente subito dopo si sottoponeva a cure Omeopatiche, subendo aggravamenti iniziali, che per lui sono risultati insopportabili.
L’interrogatorio da noi effettuato ci orienta su Nux Vomica ed infatti il punto di Weihe corrispondente è dolentissimo.
L’esplorazione podologica dimostra positive le zone colecistica e splenica.
I Meridiani ispezionati rivelano dolenti il 34 VB e il 3 Rt.
Il cocktail è così composto:
- procaina al 2% quarta decimale
- Nux Vomica comp., 2 fl.
- ana 20 cc. d’acqua distillata
Gli impianti sono praticati sui punti dolorosi suddetti e sulle zone podaliche dolorabili.
Sono effettuate 4 sedute ad intervallo settimanale.
Solo dopo la quarta sopravviene l’aggravamento liberatorio, consistente in una colica addominale, violenta, epigastrica, con vomito biliare e diarrea imponente e fetida.
Il soggetto reso da noi consapevole dei possibili aggravamenti, sopporta il tutto molto bene, considerando anche la componente negativa psichica (depressione ansiosa).
Però, pur migliorando sia la cenestesi sia la componente psichica, fino all’ottava seduta, il corteo sintomatologico gastralgico dell’ulcera non scompare.
Poi improvvisamente dopo l’ottava seduta, a distanza di tre giorni, ci telefona in piena notte, euforico dichiarando di essere guarito; dopo l’ultima seduta si è sentito subitaneamente bene, sia dal punto di vista gastrico che da quello psichico.
Perplessi per la modalità di questa comunicazione fissiamo un nuovo appuntamento a dieci giorni di distanza.
Interrogandolo a lungo e visitandolo ispezioniamo i punti di Weihe, le zone podologiche, tutti i Meridiani, le zone auricolari, etc.
Dobbiamo concludere che il Paziente, è un soggetto ormai sano ed in buone condizioni fisiche; in circa 60 giorni è aumentato 7 kg. riprendendo il peso di 6 anni prima, sono scomparsi i dolori gastrici e la componente depressivo ansiosa.
Decidiamo di richiedere immediatamente esame radiografico del tubo digerente ed esame gastro duodeno endoscopico che accertano sia la completa scomparsa dell’ulcera antrale, senza cicatrice residua, sia della gastroduodenite consensuale.
Inviamo successivamente il Paziente dallo Psichiatra che da sei anni lo curava; è dichiarato guarito, però la prognosi fatta è con riserva (gli Psichiatri ufficiali considerano la sindrome depressiva non guaribile).
Decidiamo contro la volontà del Paziente, di sospendere le sedute, considerandolo guarito e gli consigliamo dieta libera e vita normale.
Dopo un anno, continua periodicamente a telefonare dicendo di stare bene e di condurre attività normale sia nel lavoro sia nelle relazioni sociali, di essere tornato a praticare il suo sport preferito (tennis) e di essersi qualificato fra i primi nelle gare regionali.

G. M.
anni 40, sesso maschile, imprenditore edile, altezza mt. 1,70, peso kg. 92.

Forte mangiatore.
Da 15 anni accusa diminuzione notevolissima della voluptas e della libido al punto che da circa due anni non ha rapporti sessuali.
Tutti gli esami di routine sono nella norma compresi i dosaggi ormonali.
Ha tentato tutte le possibili terapie farmacologiche e psicoterapiche senza alcun risultato.
L’interrogatorio omeopatico del Paziente permette di diagnosticare Lycopodium; il punto di Weihe corrispondente è dolentissimo.
E’ consigliato un ciclo di Omeomesoterapia.
Il cocktail è così composto:
- procaina 2%, alla quarta decimale
- Lycopodium injeel, 3 fl.
- ana 20 cc. di sol. fisiologica
Eseguiamo la cribratura del punto di Weihe (cioè pratichiamo molteplici impianti sullo stesso punto, con piastra rotonda da 7 aghi a perdere, infiggendola più volte dopo averla ruotata in senso orario ogni volta).
Le sedute hanno cadenza settimanale per sei volte.
La settima volta e cioè dopo più di due mesi dall’inizio della cura il Paziente dice di aver avuto un rapporto completo con la moglie.
Il Paziente è nuovamente interrogato, è controllato podologicamente trovando questa volta dolente il punto corrispondente agli organi genitali; solo i punti Shu dei Meridiani della gamba sono dolenti, il 4 della milza, il 6, 7, 8 e 10 del fegato e il 34 della VB, bilateralmente, così pure il punto di Weihe di Lycopodium.
Questa volta il cocktail è così composto:
- procaina 2% alla quarta decimale 1 cc.
- Lycopodium injeel, 2 fl.
- Testis comp. Heel, 1 fl.
- Hepar comp., 1 fl.
L’impianto è praticato con monoago da 4 mm. nelle zone podaliche dolenti su indicate e con multiniettore rotondo a perdere a 7 aghi da 4 mm. sui punti Shu dei Meridiani della gamba.
Il punto di Weihe di Lycopodium è cribrato (procedimento descritto sopra).
Il Paziente si ripresenta al controllo dopo un mese e dice di essere calato di peso da quando ha iniziato la terapia (ben otto chili) e che i rapporti sessuali con la coniuge si sono normalizzati (cioè tre, quattro volte la settimana).
Contemporaneamente, il Paziente ha acquistato fiducia in se stesso, è meno irritabile, è migliorata la memoria, è diminuita la fame ed è scomparsa la sonnolenza post prandiale.
L’ispezione del punto di Weihe di Lycopodium lo trova modicamente dolente.
Assente la dolenzia sulle zone podaliche e su tutti i punti Shu degli arti inferiori.
Il cocktail è così composto:
- procaina 2% quarta decimale
- Lycopodium Injeel, 2 fl.
L’impianto mesoterapico consiste solamente nel cribrare il punto di Weihe di Lycopodium.
L’appuntamento successivo con il Paziente è fissato a distanza di tre mesi.
Si ripresenta al controllo con un peso di 78 kg.
Appetito normale, persiste l’assenza della sonnolenza post prandiale, rapporti sessuali normali (la moglie scherzosamente dice che si dovrebbe forse ora fare qualcosa per ridurli).
Visitato accuratamente si trovano modicamente dolenti i punti di Lycopodium e di Chelidonium.
Il cocktail:
- procaina 2%, quarta decimale
- Lycopodium, 1 fl.
- Chelidonium comp., 1 fl.
Viene iniettando cribrando il punto di Weihe di Lycopodium e di Chelidonium.
All’ispezione, tutti i punti Shu sotto il ginocchio sono indolenti.
Così pure indolenti tutte le zone podaliche.
Sono effettuate successivamente altre due sedute Omeomesoterapiche a distanza di tre mesi con gli stessi cocktails e negli stessi punti.
Ripresentandosi per la terza volta al controllo il peso del Paziente è sceso a 70 kg.
La cenestesi è buona, così pure umore, memoria e comportamento sociale.
I rapporti sessuali sono più che normali.
Dice di sentirsi bene come a vent’anni.
Decidiamo di sospendere le sedute.
A distanza di un anno il Paziente telefona dicendo di continuare ad essere in ottima forma.

L. R.
anni 52, sesso maschile, muratore.

Il Paziente è portatore d’ulcera gastrica angolare da cinque anni, accertata radiograficamente ed endoscopicamente, in zona retro bulbare della grande curva, dell’estensione di cm. 3 in larghezza e di cm. 4 in lunghezza, con note di gastroduodenite erosiva.
L’ultimo accertamento endoscopico è stato praticato 15 giorni prima di pervenire alla nostra osservazione.
Il Paziente ha fatto l’accertamento endoscopico per routine, non accusando alcuna sintomatologia dolorosa.
La sintomatologia dolorosa scompariva fin dall’inizio con il trattamento a base di cimetidina, poi con ranitidina.
Nonostante la terapia, il quadro radiografico ed endoscopico in questi cinque anni è rimasto invariato.
Da notare che con l’inizio della cura a base di cimetidina e con la contemporanea scomparsa della sintomatologia gastralgica compariva lombosciatalgia destra (è facile pensare all’azione soppressiva della ranitidina con vicariazione progressiva artrosica dorso lombo sacrale).
Il Paziente in questi ultimi due anni si è sottoposto a tutte le cure antireumatiche e non trovando giovamento, anche a tutte le terapie fisiche compresa la terapia radiante.
Inoltre ha praticato anche cicli d’Agopuntura, manipolazioni varie, etc. senza alcun risultato apprezzabile.
Radiograficamente è stata accertata una spondiloartrosi dorso-lombare di grado medio, con diminuzione dello spazio discale in L4/L5, L5/S1.
Nessun Medico ha attribuito la concomitanza della sofferenza lombo sciatalgica alla cura con cimetidina Ranitidina.
Alla visita si trova indolente il piede, la mano ed i Meridiani che potrebbero essere interessati.
Dolenti solo i punti locali del Meridiano dello Stomaco e del Meridiano della VB.
Il Paziente da un punto di vista Omeopatico è corrispondere a Nux Vomica.
Dolentissimo è il punto di Weihe corrispondente.
Il primo impianto, con piastra rotonda a 7 aghi da 4 mm. a perdere, è effettuato con un cocktail così composto:
- procaina al 2%, quarta decimale
- Nux Vomica Homaccord, 2 fl.
- Zeel, 1 fl.
Sul punto di Weihe di Nux Vomica, cribrando (cioè praticando impianto multiplo sempre sulla medesima zona (fino a 8 volte) ruotando ogni volta la piastra in senso orario).
L’appuntamento per una seconda visita di controllo è fissato ad otto giorni.
Interrogatorio, visita ed ispezione del Paziente; si trova sempre dolente il punto di Weihe di Nux Vomica; è anche dolente il 36 del Meridiano dello Stomaco bilateralmente, il 34 della VB di destra, il 54 e 52 della Vescica di destra e dolentissimo il punto podologico corrispondente all’anca destra.
Inoltre, podologicamente, sono dolorabili le zone corrispondenti a Stomaco, Duodeno e Pancreas.
L’impianto è eseguito con monoago nelle zone podaliche e con piastra rotonda a 7 aghi nelle zone dolorose più vaste; con monoago sono punte le zone dello stomaco e dell’anca corrispondenti delle mappe auricolari di destra e sinistra.
Sono praticate altre quattro sedute aggiungendo al cocktail Acido citrico (ciclo completo), Ubichinon, Lymphomyosot, Tonsilla comp., Erigotheel, in tale ordine successivamente.
Tali sedute sono praticate a distanza d’otto giorni una dall’altra.
Con la quinta seduta il Paziente dice che il dolore lombare è completamente scomparso e così pure la sciatalgia.
Ispezioniamo il Paziente e troviamo indolenti tutti i punti interessati sopra indicati rimanendo dolentissimo solo il punto di Weihe di Nux Vomica.
Il cocktail composto solo da Procainum comp. 2 fiale, Nux Vomica 3 fl., è iniettato sul punto di Weihe corrispondente, cribrando (vedi sopra).
Dopo due giorni il Paziente telefona dal letto spaventato riferendo una colica gastralgia violenta e blocco dorso lombare.
Tranquillizziamo il Paziente sull’aggravamento comunque tenendolo sotto controllo e prescrivendo un placebo.
Dopo due giorni scomparsa completa della colica e del blocco dorso-lombare.
Richiediamo per controllo la gastro duodeno endoscopia dallo stesso Specialista, il quale, accerta la completa scomparsa, senza segni di cicatrice, della vecchia ulcera gastrica.
L’endoscopista richiede, senza interpellarci, accertamento Rx grafico del tubo digerente quale conferma della scomparsa sia dell’ulcera gastrica sia della gastroduodenite erosiva.
Non appena il Paziente si presenta con i referti gli somministriamo Radium Bromatum XM K; visita, interrogatorio, ispezione che confermano l’avvenuta guarigione sia dell’ulcera che dell’artrite lombo-sacrale.
Il Paziente è deciso, ciononostante, a voler continuare la Mesoterapia nel timore della ricomparsa dell’ulcera gastrica o della lombo artrite.
Gli consigliamo di continuare l’assunzione del Placebo e di tenerci informati telefonicamente.
A distanza di un anno e mezzo continua assiduamente a telefonare via via meno assillato dalla paura della ricomparsa dei suoi disturbi.
Nel frattempo, ogni sei mesi, ha regolarmente praticato endoscopia con esito sempre negativo.

T. R.
sesso femminile, anni 42 , impiegata.

La Paziente, ancora regolarmente mestruata lamenta una nevralgia della branca superiore ed inferiore del trigemino di sinistra; soffre di tale sindrome da 5 anni; si è curata per circa 2 anni presso un centro per la terapia del dolore senza alcun risultato.
Ultimamente ha dovuto sospendere la terapia farmacologia per sindrome iatrogena allergica con sofferenza epato-biliare.
Gli esami di routine dimostrano un netto aumento delle transaminasi, fosfatasi alcalina, bilirubinemia e gamma G.T., dovuto, come da diagnosi, all’intensa terapia a base di Tegretol, Sandomigran, D.F.M. tre, Disflogin, Torecan, etc.
Radiologicamente non è apprezzabile alcun rilievo patologico né ai seni nasali, né alle arcate dentarie, né alla base cranica, né al rachide cervicale.
Normale il tracciato elettroencefalografico.
Ecografia addominale negativa per calcoli alla cistifellea ed ai reni.
L’RX del tubo digerente negativo.
Gli specialisti hanno proposto come risoluzione ultima la resezione della branca trigeminale superiore ed inferiore di sinistra.
La Paziente, spaventata, decide di tentare la terapia Omeopatica.
All’osservazione si apprezzano dolentissimi i punti podologici che riguardano le arcate dentarie e specialmente i premolari e molari superiori ed inferiori di sinistra; così pure dolenti i seni mascellari; dolente la zona cistica, epatica e pancreatica.
Dolentissimi il 34 ed il 38 VB, l’8, il 9 e il 10 del Meridiano del Fegato.
Omeopaticamente, la Paziente presenta la sintomatologia di Ignatia amara; è inoltre dolentissimo il punto di Weihe corrispondente.
Pratichiamo la prima seduta di Omeomesoterapia con cocktail così composto:
- Procainum comp., 1 fl.
- Ignatia Homaccord, 1 fl.
- Tonsilla comp., 1 fl.
Tutti della Casa Farmaceutica Heel.
Gli impianti sono effettuati con ago singolo da 4 mm. sulle aree podologiche dolenti con multiniettore da 7 aghi rotondo a perdere, con aghi da 4 mm., sul 34 e 38 della VB, 8, 9, e 10 del Meridiano del fegato e sul punto di Weihe di Ignatia.
Le prime tre sedute di Omeomesoterapia, a distanza di 8 giorni l’una dall’altra, non ottengono nessun risultato apprezzabile né soggettivo né obiettivo.
Alla quarta seduta è praticato l’impianto oltre che sulle aree suddette anche sulle zone auricolari del fegato, dei denti, della Vescica Biliare e dei Seni nasali e nel cocktail è aggiunto: Engystol, 1 fl.
Dopo una settimana la Paziente dice di sentirsi nettamente migliorata e che ha fatto finalmente a meno delle supposte di Nisidina che giornalmente usava.
Alla visita si trovano dolenti, nel Piede, i punti corrispondenti alle arcate mandibolari superiori ed inferiori di sinistra ed il 34 della VB, il LO del Meridiano del Fegato ed il punto di Weihe di Ignatia.
Gli impianti sono continuati con lo stesso cocktail togliendo l’Engystol e sostituendolo con Spigelon (prodotti Heel).
La puntura è effettuata solo sulle zone dolenti riscontrate, e sull’orecchio, sui punti corrispondenti ai denti, ai seni nasali ed al VB.
Il successivo appuntamento è fissato a distanza di 15 giorni.
La signora torna contenta e perplessa perché le è sparita completamente qualunque sintomatologia dolorosa e non ha mai usato in questi 15 giorni antidolorifici.
Al controllo sono leggermente dolorosi i punti podalici corrispondenti ai premolari ed ai molari di sinistra.
Il punto di Weihe di Ignatia non è più doloroso.
Puntura ad ago singolo con lo stesso cocktail della volta precedente solo sulle zone podologiche dolenti e sulle auricolari corrispondenti alle arcate dentarie superiori ed inferiori di sinistra e nel punto di Weihe corrispondente ad Ignatia.
Il successivo controllo è fissato a distanza di un mese.
La Paziente si presenta dichiarandosi fiduciosa perché, dice lei, finalmente non solo è scomparso il dolore ma anche l’angoscia e la paura della sua ricomparsa; vuole comunque essere sottoposta ad una ulteriore seduta.
Alla visita ed all’interrogatorio della Paziente non si rinviene nulla di patologico.
Le zone podologiche sono indolenti e trattabili.
I Meridiani della Milza, del Fegato, del Rene, Stomaco e Vescica sono completamente indolenti.
Non riteniamo di sottoporre la Paziente ad una nuova seduta.
Fissiamo un controllo dopo quattro mesi.
La Paziente, invece di ripresentarsi al controllo, telefona dicendo di stare bene.
Concordiamo di restare periodicamente in contatto telefonico; dopo otto mesi si ripresenta dicendo (siamo in autunno) che ha avuto una leggera ricomparsa della sintomatologia trigeminale dolorosa che peraltro è scomparsa prontamente con una supposta di Nisidina.
Interroghiamo e visitiamo la Paziente e questa volta troviamo leggermente dolenti i punti podologici corrispondenti ai premolari e molari superiori ed inferiori di sinistra ed il 34 del Meridiano della VB di sinistra.
Leggermente dolente il punto di Weihe di Ignatia.
Pratichiamo la seduta utilizzando il seguente cocktail:
- Procaina comp., 1 fl.
- Ignatia, 2 fl.
- Ubichinon, 1 fl.
Sui punti dolorosi podalici con ago singolo da 4 mm. e sul 34 della VB a sinistra con piastra rotonda da 7 aghi di 4 mm. a perdere e sull’orecchio sinistro nei punti corrispondenti ai premolari superiori ed inferiori ed alla VB e con multiniettore rotondo da 7 aghi a perdere sul punto di Weihe corrispondente ad Ignatia.
Al controllo, dopo circa 20 giorni, non troviamo nessun punto dolente e non pratichiamo nessun intervento.
A distanza di 18 mesi dall’ultima seduta, la Paziente periodicamente telefona dicendo di sentirsi bene e di attendere alle proprie normali occupazioni.

 

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