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Clinica Biomeso



La Biomesoterapia s’impone come tecnica terapeutica impiegabile in qualunque settore della patologia mentre la Mesoterapia classica vede ristretto il proprio campo d'azione agli apparati locomotore, vascolare periferico e tegumentario usufruendo in pratica del meccanismo riflessologico e di medicamenti Allopatici che agiscono quasi sempre con modalità soppressiva.
La Biomesoterapia sfrutta le vie di diffusione energetica (Meridiani, vedi sistema Kiungrak) utilizzando porte d'entrata specifiche (punti attivi dei Meridiani, punti auricolari, zone podaliche, etc.), eliminando blocchi energetici (campi perturbanti), consentendo al rimedio di raggiungere il bersaglio in maniera eccezionalmente pronta e sicura.
L'impiego del rimedio Omeopatico in soluzione elimina la necessità di effettuare tonificazione o dispersione dei punti perché il rimedio stesso provvede a ripristinare l'equilibrio energetico per la sua intrinseca attività (tonificante o disperdente).
La risoluzione della sindrome si realizza senza soppressioni (vicariazioni progressive), dimostrandosi rapida, dolce, duratura.
La Biomesoterapia nata come alternativa per la cura di Pazienti sfiduciati dalle cure Allopatiche ma diffidenti nei confronti dell'Omeopatia per gli aggravamenti paventati, per scarsa informazione e per gli apparentemente troppo lunghi tempi di lavoro e ugualmente sfiduciati verso l'Agopuntura che, essendo praticata troppo schematicamente, è relegata ingiustamente a terapia palliativa nelle sindromi dolorose, si è imposta nel tempo come mezzo polivalente d’impiego sicuro, rapido, risolutore.
L'integrazione dei concetti fondamentali d’Omeopatia, Omotossicologia, Riflessoterapia, Agopuntura, Neuralterapia, Auricoloterapia, Podologia è una conclusione logica, alla quale da tempo si doveva arrivare, per il danno immediato ed a lungo termine indotto dalle terapie soppressive e in considerazione dei limiti delle metodiche applicate singolarmente.
L'acquisizione delle cognizioni di base e la pratica quotidiana rendono spedita l'applicazione di questa metodica sia sul piano diagnostico sia su quello operativo.
La stimolazione mediante l’infissione di un ago a livello epidermico, dermico, mesodermico induce la liberazione di catecolamine, bradichinine, serotonina, istamina (mediatori chimici) che agiscono sulle fibre amieliniche di Langherans, corpuscoli di Kräuse, Vater Pacini, Ruffini, etc.
Per azione riflessa sul microcircolo si ha liberazione d’adrenalina, endorfine, ormoni, realising factors.
La stimolazione con un solo ago si dimostra inferiore a quella indotta dalla infissione contemporanea di più aghi.
L'uso di multiniettori lineari e rotondi (disposables, naturalmente) comporta i seguenti vantaggi:
- semplificazione della metodica perché la piastra, lineare o rotonda, consente gli impianti lungo il tragitto o sui punti d’incrocio dei Meridiani ovviando alla necessità della minuziosa ricerca dei punti attivi.
- l'impianto multiplo ha un effetto dolorifico non molto superiore a quello provocato da un solo ago.
- rapidità dell'atto d’infissione con eliminazione dei tempi di sosta.
- il rimedio o i rimedi in soluzione provvedono, per loro stessa natura, alla dispersione e alla tonificazione.
- l'azione ipostimolante, anestetica, eutrofica della procaina, in diluizione decimale, determina il prolungamento della durata dello stimolo.
- diffusione selettiva dei rimedi secondo vie privilegiate (Ken Miak) cutaneo organo viscerali.
S’impiegheranno solo sostanze diluite omeopaticamente.
I farmaci Allopatici, per via Mesoterapica, anche se molto diluiti, non si devono usare per due ragioni fondamentali:
- inconvenienti immediati: idiosincrasia e shock anafilattico.
- azione soppressiva (indirizzamento della sindrome verso un'altra sindrome sempre più grave e profonda (vicariazione progressiva: asma apparentemente guarita con terapia allopatica che progredirà in ulcera gastrica a sua volta progressiva in degenerazione neoplastica).
Inizialmente l'utilizzazione di rimedi Omeopatici per via mesodermica non permise di apprezzare differenze sostanziali con la Mesoterapia "a secco".
L'ipotesi che il multiniettore metallico (azione idrolitica del metallo, interreazione dei residui di combustione da sterilizzazione con le soluzioni dei rimedi, etc.) invalidasse l'azione dei rimedi in soluzione fu confermata dai risultati, immediati e sorprendenti, ottenuti utilizzando, multiniettori sterili, in materiale plastico, neutro, monouso.
La Mesoterapia deve essere considerata una tecnica chirurgica a tutti gli effetti e gli Operatori devono esserne ben consapevoli.
Questo presuppone l'assoluta ottemperanza ai criteri d’igiene (sterilità degli strumenti e del campo operatorio) e di prevenzione degli inconvenienti(accertamenti di routine, elettrocardiogramma, esami di laboratorio, Rx) che un atto chirurgico, grande o piccolo, presuppone.
In effetti, prima dell’introduzione dello strumentario monouso, la sterilità del materiale operatorio (con riferimento alle piastre metalliche in particolare) è stata il vero punto dolente della pratica Mesoterapica.
Le piastre metalliche, adoperate abitualmente, non offrono né nessuna garanzia di sterilità né un grado accettabile di pulizia.
E' ben nota, ai Mesoterapisti, l'impossibilità di effettuare una pulizia interna presterilizzazione anche minimamente efficace.
Si è cercato di ovviare a ciò con l'uso di piastre metalliche apribili ma in maniera non soddisfacente a causa del fatto che gli ugelli rimangono impossibili da pulire e quindi sempre sede d’incrostazioni.
Questo nocumento alla purezza di azione farmacologica (il Mesoterapista lavora a suo rischio e pericolo in caso di effetti lesivi conseguenti ai materiali usati) unito alla mancanza di garanzia di sterilizzazione ha fino ad ora impedito l'uso del potenziale costituito dai rimedi Omeopatici sensibili sia all'influenza dell'ambiente in cui si trovano a sostare (siringhe di vetro, piastre metalliche), che di quello biologico in cui si trovano ad agire (facile possibilità di fortunose antidotazioni).
Altri fattori negativi a carico dello strumentario metallico multiuso sono:
a) costo delle attrezzature (i multiniettori metallici sono costosi ed il loro ammortamento molto lento e l'usura molto rapida);
b) difficoltà e lentezza della messa in opera (il Paziente che manca all'appuntamento significa nuova sterilizzazione della piastra).
c) la rottura di uno degli ugelli o di più di uno (evento frequente) porta necessariamente alla sostituzione della piastra con la perdita totale dell'investimento.
d) necessità della programmazione anticipata delle sedute che si ricollega alla lentezza della messa in opera.
e) difficoltà di trasporto per prestazioni domiciliari (cestelli e telini sterili) o d’urgenza (blocco lombare acuto, per es.).
f) costo del personale adibito o comunque dei tempi di pulitura e sterilizzazione (Infermiera, Medico stesso, autoclave, etc.).
g) costo del corredo sterile (telini e cestelli sterilizzabili) e della sua sterilizzazione.
A completo sollievo di questo insieme di problemi assolutamente limitativi della credibilità, praticità, sicurezza del metodo (proibitivi per la Biomesoterapia data inefficacia dei cocktails Omeopatici in soluzione che si trovano a soggiornare nella camera dei multiiniettori metallici), della sua costanza di efficacia nonché, in prospettiva, della diffusione su larghissima scala della Mesoterapia, è in commercio tutta la gamma delle piastre a vario numero di ugelli (3/5/7/12/18) sia tonde che lineari in materiale plastico inerte per uso medico, sterilizzate, usa e getta, facilmente e prontamente utilizzabili, in comodo contenitore (come le siringhe monouso), adattabili alla normale siringa in plastica del commercio.
Per la Biomesoterapia (e per la Mesoterapia) con aghi monouso, piastre monouso, siringhe monouso, non esistono più ostacoli limitanti il suo impiego.
Nella pratica della Biomesoterapia si possono schematicamente distinguere tre livelli:

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1° livello: Omotossicologia e Riflessoterapia.

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2° livello: Come sopra ed inoltre nozioni di fisiopatologia Agopunturale (punti Shu antichi, Assentimento dorsali (yang), Araldo ventrali (yin)), Auricologia, Podologia, Neuralterapia.

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3° livello: Come sopra ed inoltre Omeopatia classica e punti di riscontro dei rimedi (punti di Weihe, punti RIMO®).

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Questa differenziazione, per difficoltà crescente, permette ai Neofiti di iniziare rapidamente a praticare e di perfezionarsi gradualmente, con l'esperienza e con il progressivo aumentare delle proprie cognizioni, fino a raggiungere il massimo livello.
La procedura:
1) Colloquio con il Paziente seguendo il criterio Omotossicologico.
2) Esplorazione dei dermatomi dolenti o interessati.
3) Riconoscimento di eventuali campi perturbanti (ferite laparatomiche o traumatiche, foci attivi o spenti).
4) Esplorazione, dei punti auricolari, delle zone podaliche, dei punti attivi agopunturali (dolenti e non), specie i punti Shu, i punti ventrali (yin) Mo araldo, i punti Iu dorsali (yang) d’assentimento.
5) Inquadramento fisiopatologico Agopunturale e Omeopatico.
6) Ricerca di eventuali punti di riscontro di Weihe, punti RIMO®.
7) Scelta dei punti di impianto.
8) Scelta delle piastre disposables idonee (rotonde o lineari).
9) Composizione del cocktail.
10) Prognosi: numero probabile e frequenza delle sedute.
Corrispondono al:

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1° livello i punti: 1, 2, 3, 7, 8, 9, 10.

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2°livello i punti: 1, 3, 4, 5, 7, 8, 9, 10.

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3°livello i punti 1, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9,10.

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Le sindromi acute e le riacutizzazioni delle sindromi croniche saranno quelle che maggiormente si avvantaggeranno della metodica del primo livello.
Alla procedura semeiologica classica si aggiungerà l'interrogatorio secondo gli schemi Omotossicologici od Omeopatici, secondo il caso, per fare diagnosi di Simile o di Simillimum, così da coprire il più possibile l'insieme dei sintomi, nonché delle adatte diluizioni, dell’associazione eventuale di rimedi sinergici, della loro quantità (numero di fiale).
Per i casi intricati, cronici, con storia di terapie soppressive e di pregressi interventi chirurgici, è necessario escludere la presenza di un blocco energetico o spina irritativa (campi perturbanti).
Le nozioni di fisiopatologia Agopunturale, l’esplorazione delle aree podaliche e dei punti auricolari renderanno possibile, comparate, la formulazione di diagnosi di organo o di sistema interessato.
La conoscenza dei punti di riscontro somatici dei rimedi Omeopatici (punti di Weihe, punti RIMO®), se rinvenuti dolenti, potrà costituire l'elemento risolutore per fare allo stesso tempo diagnosi di rimedio e d’eventuale sede d’impianto.
Il numero delle sedute di Biomeso e la frequenza delle stesse, sarà stabilito, di volta in volta, secondo l’evoluzione della sindrome cioè della risposta alla terapia.
Associando diagnosi di rimedio Omeopatico con relativo punto di riscontro somatico, diagnosi Agopunturale di sistema organo viscere meridiano punto/i, diagnosi Podologica e Auricolare, otteniamo un grande affinamento diagnostico e terapeutico nel senso di confronto tra sindrome, qualità del rimedio, sua potenza e punti specifici di impianto.
Il sinergismo terapeutico è vantaggioso:
- stimolazione farmacodinamica mirata attraverso il rimedio Omeopatico che meglio si adatta all'insieme dei sintomi;
- stimolazione di zone a colloquio energetico sia lungo il decorso dei meridiani che al di fuori (punti auricolari, zone podaliche);
- possibilità di individuazione di zone trigger e target che in altra maniera sarebbero state ignorate o evidenziate con maggiore difficoltà.
La fisiopatologia Agopunturale orienta, spiega e conferma quelle diagnosi che, fatte soltanto con cognizioni Omotossicologiche, Omeopatiche o Riflessologiche, sono altrimenti nebulose o incomprensibili nella dinamica patogenetica e nella prassi curativa.
Per le forme acute, l'interrogatorio Omotossicologico con l'ispezione dei dermatomi interessati, sarà sufficiente per fare diagnosi d’organo, di medicamento e di sede d’impianto.
In questi casi le sedute di Biomeso potranno avere anche una cadenza oraria o giornaliera fino a remissione.
Nel caso della mancanza di un punto di riscontro estremamente dolente o di uguale dolenzia di più d'uno, la scelta per l'impianto andrà fatta fra tutti quelli presi in esame.
Saranno preferiti non solo i più dolenti ma anche quelli più importanti, per le loro indicazioni peculiari, nell’economia della sindrome; infatti, spesso certi punti Shu del dorso (d’assentimento), Mo (araldo) o Shu antichi saranno non dolenti, ma indispensabili nella dinamica curativa e quindi, di necessità, scelti come sedi d’impianto Biomesoterapico.
La scelta del mélange andrà fatta in base alla diagnosi posta.
Il medicamento andrà scelto il più possibile simile all'insieme dei sintomi.
La Procaina in diluizione sarà quasi sempre da associare alla soluzione.
Il numero dei rimedi varierà nel mélange secondo la possibilità o meno di trovare il Simillimum o invece più rimedi con caratteristiche di Simile secondo la complessità del corteo sintomatologico e della capacità del Medico di orientarvisi.
L'esperienza clinica ha evidenziato che, nei mélange con soluzioni in diluizione decimale, anche la quantità di rimedio (numero di fiale per singolo componente) sembra avere importanza facendo così pensare all'esistenza di un "effetto massa" anche per le sostanze preparate secondo la Farmacoprassia Omeopatica.
I punti d'impianto potranno essere quindi anche più di uno (data l'estrema difficoltà del reperimento del "giusto" punto unico): quelli più dolenti fra tutti e quelli più importanti per le loro caratteristiche terapeutiche.
L'infiltrazione preventiva d’eventuali campi perturbanti sarà effettuata con il medesimo mélange con cui saranno trattati i punti.
Quando la diagnosi di rimedio è certa ed il punto di riscontro è estremamente dolente si sceglierà questo punto come unica sede d’impianto.
Le succussioni (dinamizzazioni) che s’imprimeranno al mélange non saranno inferiori a venti.
La quantità totale della soluzione in siringa non supererà i venti cc.
Il numero di sedute programmate alla prima visita sarà puramente orientativo in base alla qualità della sindrome: acuta, cronica, leggera, grave, intricata.
Buona norma sarà comunque, prima d’ogni successiva seduta, effettuare un controllo interrogando nuovamente circa l'eventuale mutamento o meno del corteo sintomatologico avvenuto dopo la seduta precedente e comunque accertare la persistenza della dolorabilità delle zone o punti già sensibili (sui quali è stato effettuato l'impianto).
Spesso si costata che, dopo una o più sedute, la sintomatologia cambia completamente e si evidenziano nuovi punti o zone dolorose; ne consegue la necessità di una nuova diagnosi con un nuovo mélange e nuovi punti d'impianto.
A volte, dopo una o più sedute, si riesce a diagnosticare il Simillimum, con relativo punto di riscontro dolente, anche in quelle sindromi croniche e intricate in cui a fatica si era riusciti a fare diagnosi di Simile.
L'evidenziazione del rimedio unico, successiva al trattamento Biomesoterapico, è la dimostrazione dell'effetto, oltre che di per sé risolutore, chiarificatore della Biomeso, che, anche solo con la repertorizzazione dei simili, avrà comunque "drenato" le stratificazioni tossiniche che ostacolavano, in precedenza, la diagnosi di Simillimum.
Premesso quanto sopra sull'indispensabilità dell'uso delle piastre disposables si torna a ripetere che il Medico dovrà seguire, nei confronti del Paziente il seguente schema:
1) Colloquio (interrogatorio) che potrà essere approfondito dal livello Omotossicologico a quello Omeopatico unicistico a seconda della preparazione del Medico (che deve tendere costantemente a quest’ultimo risultato).
2) Controllo accurato di tutto il corteo sintomatologico inquadrandolo nello schema fisiopatologico Agopunturale che guida, completa, integra e giustifica l'orientamento diagnostico Omotossicologico e Omeopatico.
L'Agopuntura offre un ulteriore ausilio terapeutico permettendo di individuare, nelle varie sindromi, la corrispondenza con un sistema organo viscerale influenzabile dall'esterno attraverso il trattamento Biomesoterapico dei Meridiani interessati.
Associando diagnosi di rimedio Omeopatico, diagnosi Agopunturale di sistema organo viscerale/Meridiano collegati ai punti interessati otteniamo un grande affinamento diagnostico nel senso di confronto tra sindrome, qualità del rimedio, sua potenza, e punti precisi di impianto.
Tale sinergismo terapeutico è vantaggioso assommando:
- stimolazione farmacodinamica mirata attraverso il medicamento Omeopatico.
- stimolazione energetica, attraverso la stimolazione (puntura) di zone a colloquio energetico sia lungo il decorso dei Meridiani, che al di fuori.
- possibilità di individuazione di zone Trigger che altrimenti sarebbero ignorate o evidenziate con difficoltà.
La fisiopatologia Agopunturale orienta, spiega, conferma, definisce quelle diagnosi di sede di malattia che, basate soltanto su cognizioni Omotossicologiche od Omeopatiche, sono nebulose ed incerte.
3) ricerca di campi perturbanti di Hünecke (cicatrici laparatomiche o traumatiche (specie quelle della cintura) e foci attivi o spenti).
I campi perturbanti possono agire con un duplice meccanismo: o come blocco energetico, rendendo insensibili i punti attivi dei Meridiani, i punti auricolari, le zone podaliche o come spina irritativa (più raramente) scatenante la sindrome.
4) Ispezione e palpazione dei punti auricolari.
5) Ispezione e palpazione delle zone podaliche rilevando, favoriti dalla loro estensione, tutte le possibili variazioni: pieno doloroso o indolore, vuoto doloroso o indolore, elasticità o anelasticità ecc.
6) Preso atto della sensibilità più o meno dolorosa dei punti auricolari e delle zone podaliche, si procederà all'ispezione e palpazione dei punti attivi dei Meridiani interessati direttamente nella sindrome.
Alcuni dei punti sono di solito dolenti anche alla palpazione superficiale.
D'altra parte, a volte è utile scegliere come base d'impianto certi punti attivi dei Meridiani che non sembrano coinvolti direttamente nella sindrome (non sono dolorosi) ma che nel quadro fisiopatologico Agopunturale si dimostrano indicati.
7) Se il Biomesoterapista farà diagnosi Omeopatica unicista, confermata dalla positività del relativo punto di riscontro, è naturale che il mélange sarà preparato tenendo conto della preminenza del rimedio indicato.
Il punto di riscontro somatico del rimedio (quando reperibile e doloroso) sarà sede privilegiata d’impianto.
La diagnosi di rimedio unico, con il relativo punto di riscontro, non sarà frequentissima immediatamente ma più facilmente effettuabile dopo una serie di sedute di Biomeso.
I Medici neofiti possono, con semplici basi Omotossicologiche, servendosi delle mappe riflessologiche, rapportare i dermatomi trovati dolenti alle stesse, scegliere i più dolenti come zone d'impianto e preparare un mélange con un adeguato numero di composti coprendo così il più possibile la gamma sintomatologica della sindrome.
Il numero delle fiale d’ogni composto sarà naturalmente rapportato all'intensità della sindrome.
E' comprensibile che i risultati migliori a questo livello si otterranno più facilmente nelle sindromi acute non complicate.
I risultati saranno comunque sempre migliori di quelli ottenibili con la Mesoterapia Allopatica senza dover temere effetti idiosincrasici e soppressivi.
Via via che il Medico aumenta la sua esperienza e approfondisce le sue cognizioni Agopunturali, Omeopatiche, Podologiche, Auricolari, anche il colloquio con il Paziente si arricchirà e si affinerà la tecnica diagnostica.
Perfezionandosi l'apprezzamento comparativo dei punti auricolari, zone podaliche, punti attivi dei Meridiani, punti di riscontro, la scelta dei punti d’impianto diventerà sempre più mirata con conseguente riduzione del loro numero ed aumento contemporaneo dell'efficacia e della profondità d’azione terapeutica.

LA BIOMESOTERAPIA "IDEALE"

Un cenno solamente a ciò che rappresenta la summa di quanto fino ad ora esposto e che troppo spesso resta solo un ideale terapeutico difficilissimo da mettere in pratica; si può parlare, senza tema di smentita, di Arte Biomesoterapica.
L'ideale Omeopatico è la repertorizzazione del Simillimum cioè di un Unico Rimedio, alla "giusta" diluizione, da somministrare in una sola assunzione.
L'ideale in Agopuntura è la diagnosi di un Unico Punto, (l'"ago unico"), da pungere una sola volta con le opportune modalità, che metta in accordo tutte le variabili del complesso meccanismo fisiologico, fisiopatologico, diagnostico e terapeutico Agopunturale.
La Biomesoterapia integra Omeopatia ed Agopuntura nel medesimo atto diagnostico e soprattutto terapeutico.
Quale è l'ideale postulabile in Biomesoterapia?
La risposta è semplice ma l'applicazione di quest’ideale è fortunato e meritatissimo appannaggio di pochi, geniali Terapeuti.
In poche parole si può descrivere quello che sarà il tormentato traguardo di pochissimi Studiosi.
La diagnosi Omeopatica di Simillimum, alla giusta diluizione, è la prima tappa da percorrere verso la Biomesoterapia di massimo livello.
La diagnosi del punto unico d’Agopuntura è la seconda tappa.
L'impianto Biomesoterapico eseguito con la soluzione del Simillimum, alla giusta potenza, nel punto unico d’Agopuntura rappresenta l'ottenimento del massimo livello diagnostico e terapeutico concepibile, allo stato dell'arte farmacologica, in Medicina.
I limiti del metodo Biomesoterapico, esercitato in tal modo, sfuggono ad ogni definizione e possono essere accreditati di qualunque risultato terapeutico.
L'operare a quest’altissimo livello comporta anni ed anni di studio durissimo e d’esperienza sempre vigile ed il suo conseguimento è senza dubbio un riconoscimento morale e pratico riservato a pochissimi Medici ma anche l'obbiettivo che deve sempre tenere presente chiunque percorra questa strada della Medicina.

PRASSI BIOMESOTERAPICA

La tecnica Biomesoterapica, sulla base della preparazione e dell'esperienza dei Medici che la eseguono può essere praticata a tre livelli:
1° livello: fondamenti dottrinari d’Omotossicologia e di Riflessologia (mappe di Jarricot, metodica manuale di Danilopolus).
2° livello: oltre alle cognizioni esposte del primo livello: Neuralterapia, Fisiopatologia e Diagnostica Agopunturale (punti Shu sotto l'articolazione del gomito e del ginocchio, punti di assentimento (yang) dorsali e araldo (yin) ventrali), Podologia, Auricologia, metodica della ispezione e palpazione delle aree podaliche ed auricolari.
3° livello: oltre a tutte le cognizioni dei livelli primo e secondo: conoscenza dell'Omeopatia per la diagnosi di rimedio, punto o punti di riscontro (punti di Weihe, punti RIMO®), criterio di associazione di impianto Biomesoterapico con eventuale prescrizione per via orale quando il Paziente è orientato anche verso la terapia Omeopatica.
Si comprende così come coloro che si avvicinano alla Biomesoterapia, non appena impadronitisi delle conoscenze indispensabili al primo livello, siano in grado di praticare subito, con buoni risultati, per lo meno in caso di sindromi acute, subacute e funzionali; successivamente, approfondendo le loro conoscenze unitamente all'esperienza che gradualmente acquisiranno, potranno progredire verso i livelli di più elevata applicazione.
Di seguito sarà illustrata la prassi che dovrà essere impiegata ad ogni livello e quindi verranno proposte a titolo di esempio, tutte le patologie che potranno essere trattate ad ogni livello con schemi guida dei punti di impianto per ciascuna patologia.
I livello: il Medico che si accosta per la prima volta alla Biomesoterapia dovrà avere chiari i principi fondamentali che regolano la Omotossicologia (Reckeweg) ed la scelta dei relativi rimedi.
L'interrogatorio del Paziente sarà svolto al fine di identificare gli organi o i sistemi interessati.
Il Medico dovrà interpretare il corteo sintomatologico per aiutare validamente l'organismo a svolgere le sue funzioni di difesa con una vicariazione regressiva, d’eliminazione prima e d’equilibrio poi (guarigione).
Mai dovrà contrastare queste funzioni (eliminazione verso l'esterno di sostanze tossiche od omotossine) sopprimendole con il risultato di respingere le omotossine verso l'interno dell'organismo (impregnazione) avviando in tal modo la sindrome verso una vicariazione inevitabilmente progressiva.
Dopo l'interrogatorio il Medico avvalendosi delle sue cognizioni di riflessologia, si orienterà verso l'esplorazione dei dermatomi che riterrà presumibilmente interessati dalla sindrome seguendo gli schemi delle mappe di Jarricot con la metodologia di Danilopolus; appoggerà i pollici a piatto sulle regioni prescelte toccando la cute con il bordo radiale dei pollici.
I due pollici formeranno così una barriera continua: sarà contro questa barriera che dovrà urtare la piega della pelle e del tessuto sottocutaneo spinto ai lati dagli indici e dai medi delle due mani.
Il punto del dermatomo sul quale il Medico avvertirà sensazione d’aumento di resistenza del tessuto dermico (cellulie dermique reflexe) e nel quale il Paziente proverà contemporaneamente un dolore parossistico, sarà quello che indirizzerà inequivocabilmente all’individuazione del viscere o del sistema sofferente.
Lo stesso punto sarà sede d’impianto Biomesoterapico.
La scelta dei rimedi Omotossicologici andrà sempre effettuata fra quelli che avranno maggiori caratteristiche di similitudine verso la sintomatologia del Paziente.
Saranno sempre preferiti i composti Omotossicologici per una serie di ragioni:
1°: i rimedi assemblati in un composto a diluizioni diverse fra loro, scelti e per famiglia e per la simile azione farmacologica si sinergizzano potenziando la loro azione.
2°: l'estrema polivalenza del composto Omotossicologico utile in una vasta gamma d’affezioni.
3°: Il numero relativamente limitato degli stessi semplificherà la scelta al Medico neofita.
La scelta dei composti Omotossicologici ed il numero di fiale di ognuno di essi, verrà sempre fatta secondo il principio di similitudine, il grado di acuzie, la gravità, la durata e la complessità della sindrome stessa.
Sarà buona norma non superare mai il numero di tre, quattro composti Omotossicologici, in numero di tre, quattro fiale per ognuno.
La procaina alla 2DH è, pressoché costantemente, la base d’ogni mélange nella misura da due a cinque cc. per venti cc di soluzione.
La procaina, non solo ha un effetto ritardante l'azione dei microstimoli prodotti dagli aghi durante l'impianto ma, per la sua azione eutrofica sui tessuti e stimolante soprattutto a livello del microcircolo, anche potenzia e procrastina l'azione dei rimedi Omotossicologici).
Il mélange Biomesoterapico non dovrà superare in totale i venti cc. e dovrà essere sottoposto a dinamizzazione mediamente con venti succussioni; sarà opportuno lasciare un piccolo spazio vuoto all'interno della siringa per consentire il movimento del fluido durante la dinamizzazione.
E' indispensabile usare piastre a perdere (disposables) di materiale inerte (plastico medicale) per non alterare minimamente i rimedi Omeopatici e per evidenti motivi igienici.
Quando si sarà scelto il punto o i punti del dermatomo su cui praticare l'impianto, è buona norma praticarlo in almeno tre tempi cribrando la superficie cutanea in senso orario in modo da impregnare totalmente la zona trattata, con lo scopo di aumentare il numero dei microtraumi e quindi l'azione riflesso stimolante (Legge di Hugh: "allorché due zone innervate dai rami nervosi dello stesso segmento midollare sono stimolate nello stesso momento, soltanto una delle due stimolazioni, la più potente e meglio modulata, sarà quella registrata a livello talamo corticale").
Frequentemente accade che, per una sindrome, siano più di uno i punti scelti, anche su diversi dermatomi contemporaneamente.
In alcune sindromi dolorose, come nella periartrite scapolo omerale, sarà bene praticare gli impianti Biomesoterapici a cuffia sull’articolazione affetta, cribrando almeno tre volte ogni punto, dividendo il mélange equamente fra tutti gli impianti.
A livello di Riflessoterapia non si può pretendere di limitare il numero degli impianti alla stregua di ciò che si fa ai livelli superiori e del resto il numero delle patologie croniche e subcroniche trattabili con la metodologia Riflessoterapica (primo livello) è limitato.
I trattamenti saranno efficaci in quelle sindromi puramente funzionali che non abbiano ancora determinato danni anatomopatologici negli organi o sistemi interessati oppure nelle riacutizzazioni di forme croniche. Ne deriva che sono di beneficio in tutte le sindromi acute; le sindromi croniche difficilmente coinvolgono la cute del dermatomo corrispondente all'organo o sistema, al contrario, sempre coinvolgono punti lontani, punti auricolari, zone podaliche, punti Shu.
Con il susseguirsi del numero delle sedute Biomesoterapiche di primo livello, risolto il fatto acuto, il riflesso prima esistente a livello di dermatomo sarà scomparso.
La risoluzione delle sindromi croniche, che contemplano danni organici e si presentano intricate, per evidenti motivi teorico pratici (mancanza di punti dolenti sui dermatomi) richiederà una preparazione e conseguentemente una azione di livello superiore.
II Livello: la pratica della Biomesoterapia al secondo livello richiede cognizioni fondamentali di Neuralterapia, Fisiopatologia e Diagnostica Agopunturale, (punti Shu, punti ventrali Araldo (Yin) e dorsali di assentimento (Yang)), Podologia, Auricologia, metodica dell'ispezione e palpazione delle aree podaliche.
Il colloquio e la visita clinica del Paziente, arricchita delle cognizioni di Fisiopatologia Agopunturale unite a quelle Omotossicologiche, inquadreranno più facilmente ed in maniera più completa la sindrome presa in esame. Indirizzeranno verso l'organo o sistema sofferente l'esatta corrispondenza di un sistema organo viscerale, influenzabile dall'esterno attraverso il trattamento Biomesoterapico del Meridiano o Meridiani, dei punti auricolari e delle zone podaliche.
Le conoscenze Omotossicologiche e quelle fisiopatologiche Agopunturali s’integrano e si completano a vicenda in un tutto armonico e ben articolato che permette di fare diagnosi sia d’organo/viscere o sistema sofferente sia anche di rimedio più indicato.
Associando diagnosi Omotossicologica e Agopunturale di sistema organo viscerale con punti attivi di Meridiano, punti auricolari, zone podaliche alla diagnosi di rimedio, otteniamo gran precisione e affinamento diagnostico nel senso di esatta valutazione della relazione tra sindrome e qualità, quantità del Rimedio, potenza e punti precisi di impianto.
Il sinergismo terapeutico che così si ottiene è importantissimo ed altamente risolutivo: stimolazione farmacodinamica mirata attraverso il composto Omotossicologico che si adatta all'insieme dei sintomi, stimolazione, attraverso l'invio del messaggio terapeutico fornito con l’impianto (potenziato e prolungato dalla Procaina associata) su zone o punti, a colloquio energetico diretto, lungo il decorso dei Meridiani (vedi via di diffusione energetica preferenziale o quarta via o Kiungrak), che in altra maniera sarebbe ignorata e non evidenziata.
Conoscere bene i principi enunciati dai F.lli Hünecke e cioè l'esistenza dei campi perturbanti e del fenomeno del secondo per il Biomesoterapista è estremamente importante.
Infatti, a questo livello, si cominceranno a prendere in esame non solo le sindromi acute e subacute, ma anche le croniche che a volte sono assai intricate.
In queste sindromi il segnale di sofferenza degli organi, visceri o sistemi interessati è sempre proiettato su punti o zone più distanti (punti Shu, auricolari, zone podaliche).
Le ferite laparatomiche o traumatiche (specie quelle della cintura) o i foci attivi o spenti possono bloccare il fluire dell'energia attraverso i Meridiani impedendo quindi l'arrivo del segnale di malattia alle zone e punti interessati ed anche bloccare il messaggio curativo.
Sarà buona norma, prima di procedere all'esplorazione e palpazione dei punti Shu dei Meridiani, dei punti auricolari e delle zone podaliche, infiltrare con il mélange scelto tutte le cicatrici laparatomiche e traumatiche e i possibili foci riscontrabili per eliminare ogni possibile blocco energetico, che già da solo può contribuire a cronicizzare ed a complicare (quando non sia esso stesso il primo responsabile) la sindrome.
Inoltre togliere il blocco energetico in questa maniera, oltre che rimuovere una delle concause della sindrome, renderà sensibili i punti o le zone segnale, rendendo così possibile non solo la diagnosi ma l'evidenziare le eventuali zone o punti d’impianto Biomesoterapico.
Le ferite o i foci andranno infiltrati con monoago o con piastra monouso, rotonda o lineare a seconda dell'estensione o configurazione della cicatrice o del focus.
E' sempre bene, tenendo presente la stagione al momento della visita, cominciare il controllo del Paziente partendo dai padiglioni auricolari che prima di essere stimolati con le dita o per via mediata (palpatore o bacchetta esploratrice) andranno ispezionati soffermandosi sul colore della pelle (piccole zone pallide od arrossate, lentiggini, macchiette, etc.) e sulle sue alterazioni strutturali di essa (deformazione della conformazione delle zone anatomiche del padiglione, papule, nei, microangiomi, desquamazione, etc.).
Ognuno di questi punti che presenti cambiamenti significativi darà, rapportato alle mappe di corrispondenza auricolare, informazioni sulla situazione degli organi e visceri corrispondenti.
Nei riguardi dell'osservazione delle alterazioni dei punti auricolari e delle corrispondenze cliniche degli organi rapportati alle mappe come per ciò che riguarda l'apprezzamento dei punti dolenti sui padiglioni auricolari, si rimanda a quanto esposto nel capitolo riguardante l'orecchio.
Durante la palpazione dei padiglioni dovremo essere attenti solo all’eventuale presenza o assenza del dolore e quando presente, sul tipo (acuto, sordo, lancinante, trafittivo), sulla durata (breve, prolungato).
L'osservazione accurata dell'alterazione del colore e dello stato della cute, la presenza o meno del dolore, della sua natura e durata, la corrispondenza al punto esaminato ed esplorato, potrà sostituire l'esplorazione ben più ampia che si può effettuare sulle zone podaliche apprezzabili e per altro più facilmente indagabili per la loro maggiore estensione.
Se troveremo punti sull'orecchio indolenti dovremo tuttavia tenere conto dell'eventuale alterazione del colore e dello stato della pelle in essi.
Può succedere che riscontrando alterazioni del colore e dello stato della cute di particolari punti dell'orecchio, (indolenti per la prevalenza dello Yin in Inverno), ad esempio particolarmente arrossati i punti Cistifellea e Fegato, ci si orienti verso le corrispondenti zone podaliche riscontrando solo la zona Fegato, rilevata, piena e dolente, anche solo all'esplorazione superficiale, mentre la zona Cistifellea risulta elastica, trattabile, indolente anche alla palpazione profonda.
L'ulteriore interrogatorio del Paziente e l'eventuale riscontro di un punto Shu doloroso sul Meridiano del Fegato, farà definitivamente escludere l'interessamento della Vescica Biliare e orienterà la diagnosi d’organo, di rimedio e d’impianto sul Fegato.
D'altra parte l'estrema dolenzia di un punto o più punti auricolari (nelle sindromi acute non vi è quasi mai un'alterazione del colore o dello stato della cute come invece si riscontra nelle sindromi croniche o nelle riacutizzazioni di esse), evidenziata durante l'esame clinico, può avere come riscontro l'assenza completa di referti significativi su zone podaliche o su punti attivi di Meridiani.
Faremo ugualmente diagnosi di sofferenza d'organo o sistema (giustificanti la sindrome), di scelta di rimedio e di punto d’impianto Biomesoterapico.
Nel punto o punti auricolari scelti sarà bene iniettare non più di 1/2 cc di mélange per ognuno, con monoago con diffusore.
Si è rivelato utile infiltrare, con la restante quantità di mélange, le zone podaliche corrispondenti con piastra rotonda a perdere o con monoago.
L'esperienza ha confermato l'utilità di quest’accorgimento; infatti, agendo in tale modo si aumenta l'efficacia degli impianti riducendo il numero delle sedute.
L'esplorazione delle zone podaliche seguirà sempre a quella dei punti auricolari (sensibilità maggiore delle zone podaliche nelle stagioni yin, l'inverso dei punti auricolari).
Se una zona podalica viene palpata rilevata rispetto alla superficie circostante, estremamente dolorosa, piena, si penserà ad un fatto infiammatorio acuto dell'organo o viscere corrispondente; se risulterà dura, rilevata , piena ma indolente, ad un processo infiammatorio acuto spento, organizzato (fatto produttivo) che ha lasciato in quell'organo o sistema dei depositi (tessuti fibrotici, calcoli, etc.); se le zone o aree si manifestano atoniche, anelastiche, con sensazione di vuoto al dito indagatore, con un lento risveglio di sensibilità dolorosa sorda alla palpazione profonda, tale riscontro rappresenta sempre un segnale di processo infiammatorio cronico ancora esistente nell'organo corrispondente.
Se le zone podaliche sono atoniche, anelastiche, vuote al dito indagatore, insensibili anche alla palpazione più profonda, le ipotesi potranno essere tre:
1) blocco energetico causato dall'uso, avvenuto anche anni prima, di farmaci allopatici soppressivi (antibiotici, antipiretici, antidolorifici, psicofarmaci, betabloccanti, antagonisti del calcio, ranitidina, cimetidina, cortisone (i tre ultimi in modo particolare, etc.).
2) cicatrici laparatomiche e traumatiche o foci latenti attivi.
Se le zone podaliche rimarranno insensibili anche dopo l'infiltrazione d’eventuali cicatrici o foci, si procederà ad un prolungato massaggio delle zone corrispondenti della mano (la mano fa da relais fra orecchio e piede).
Spesso ricompare, dopo massaggio, la sensibilità nelle zone podaliche o nei punti auricolari.
Se, anche dopo l'energico e prolungato massaggio della mano, le zone podaliche e i punti auricolari rimarranno insensibili bisognerà tenere presente la terza ipotesi e cioè quella di un processo neoplastico in atto negli organi o sistemi corrispondenti alla zona riscontrata vuota, anelastica e indolore.
Allora urgerà approfondire la diagnosi di natura e sede con tutto il bagaglio tecnico che la scienza moderna ci offre per confermare o meno i nostri sospetti.
Per la pratica Biomesoterapica al II livello è indispensabile conoscere oltre che i principi di Fisiopatologia Agopunturale almeno la posizione dei punti Mo (Yin) ventrali (araldo) e Shu dorsali d’assentimento (yang).
Riassumendo: dopo interrogatorio e controllo clinico del Paziente (tenendo conto delle cognizioni Omotossicologiche e fisiopatologiche Agopunturali che si completano e integrano) e dopo l'esplorazione dei punti auricolari e delle zone podaliche sulle quali si sarà stati guidati dall'interrogatorio, sarà indispensabile l'esame esplorativo accurato di quei punti Shu e di assentimento ed Araldo che riterremo interessati dalla sindrome.
La constatazione del dolore provocato o spontaneo su tali punti permetterà di fare con sicurezza diagnosi d’organo, di rimedio e di zona d’impianto.
Il procedimento diagnostico e terapeutico deve sempre tenere conto delle leggi che regolano i Cinque Movimenti (ciclo Keng e Ko, etc.) (ad es., può essere interessata una zona podalica rene e un punto Shu cuore, etc.).
Fatta la diagnosi d’organo o sistema, si effettua la scelta fra quei rimedi che per la loro azione farmacodinamica coprono con maggiore similitudine la sintomatologia.
Il numero dei composti può variare così pure quello delle fiale per ognuno di essi in rapporto alla gravità, durata, natura, entità, acuzie, cronicità della sindrome.
La diluizione decimale dei rimedi nei composti Omotossicologici lascia supporre un effetto ponderale nell'azione farmacodinamica.
Assoceremo quasi costantemente la Procaina alla seconda decimale per il suo effetto eutrofico, stimolante il microcircolo e prolungante lo stimolo e sinergico nei confronti del medicamento, in quantità variabile fra i due e i cinque cc.
La quantità totale del mélange è di solito di venti cc. una volta aggiunta la soluzione fisiologica o l'acqua distillata prima della dinamizzazione.
La dinamizzazione deve essere effettuata a mélange completato.
La scelta dell'ago con diffusore o piastra (di materiale plastico disposable) va fatta tenendo conto dell’estensione, della configurazione e della sede anatomica del punto o zona prescelta per l'impianto Biomesoterapico.
Per l'orecchio s’impiegherà il monoago con diffusore; per le zone podaliche la piastra monouso, rotonda da 5/7 o lineare da 3/5/7 aghi; sui punti attivi d’Agopuntura, sempre la piastra rotonda monouso da 5/7 aghi; sulle zone o punti dove sarà impiegata la piastra rotonda monouso è consigliabile, quando possibile, effettuare la cribratura (cribrare significa effettuare l'impianto, sul punto o zona scelta, in tre tempi ruotando la piastra in senso orario).
L'esperienza ha insegnato che in tale modo la zona attiva rimarrà tale per un tempo più lungo; si potranno così aumentare gli intervalli fra una seduta e l'altra.
Preparato il mélange, scelto l'ago o la piastra, si dovranno scegliere le zone o punti dove praticare l'impianto Biomesoterapico.
Gli impianti verranno effettuati su quelle zone che non solo riterremo più interessate dai messaggi di malattia degli organi o sistemi corrispondenti ma anche su quei punti o zone (in particolare quelli di Agopuntura) più o meno dolenti ma che riterremo, al lume della diagnosi posta, indispensabili nel contribuire all'invio del messaggio medicamentoso attraverso la via preferenziale o quarta via.
L'impianto può essere anche multiplo ma le zone scelte saranno sempre complementari nella diagnosi fatta.
Al II livello potremo prendere in esame non solo sindromi acute ma anche le croniche e le riacutizzazioni delle stesse e risolvere anche le più complesse in tempo di lavoro ragionevolmente breve.
Si dovrà stabilire, come ultimo, il numero e la cadenza delle sedute.
Nelle sindromi acute, o nelle riacutizzazioni, le sedute potranno essere anche giornaliere, secondo l’evoluzione e gravità.
In quelle croniche, la frequenza, di solito sarà settimanale.
Il numero delle sedute si stabilirà volta per volta secondo la complessità, entità, durata, gravità, decorso delle sindromi durante la terapia.
Prima d’ogni seduta sarà bene visitare nuovamente il Paziente, sia pure più brevemente, esplorando e ispezionando quelle zone che si riterranno, ex novo, interessate dalla sindrome.
Infatti, la sintomatologia nel suo multiforme evolversi, potrà variare e così pure le zone periferiche (punti attivi d’Agopuntura, punti Auricolari, zone Podaliche) interessate.
Il Medico potrà così rendersi prontamente conto della necessità della scelta di un nuovo mélange, di nuove possibili zone d’impianto adeguandosi al nuovo corso della sindrome, incanalando il Paziente verso una vicariazione regressiva fino a raggiungere l'equilibrio cioè la guarigione.

CONCLUSIONE

La pratica di questa Disciplina esercitata nel pieno delle sue possibilità attuali già motivata nel capitolo precedente riguardante la Clinica Biomesoterapica, richiede non solo grand’esperienza e buone conoscenze Omeopatiche, Omotossicologiche Podologiche e Auricolari ma necessita soprattutto di Pazienti che rispecchino con il corteo sintomatologico delle loro sindromi, il rimedio policresto risolutore.
Questo, specie all'inizio della terapia a volte non accade.
Infatti, come già in precedenza si è scritto, le sindromi che sono trattate sono, il più delle volte, difficilmente diagnosticabili sotto il profilo unicistico Omeopatico.
I Pazienti che ricorrono alla Biomesoterapia presentano, di solito, una lunga e sofferta storia di pregresse terapie allopatiche.
Esse, con la loro azione soppressiva e con le stratificazioni tossiche hanno determinato nell'organismo malato un quadro patologico quanto mai complesso, che difficilmente in un primo tempo si potrà raffrontare con il suo corteo sintomatologico con quello di un solo rimedio omeopatico corrispondente con il suo punto dolente di riscontro.
Bisognerà sempre, in tali casi, ricorrere necessariamente alla diagnosi Agopunturale, confortati in essa dall'esplorazione dei corrispondenti punti attivi sui Meridiani, dall'ispezione dei Punti Auricolari e dall'apprezzamento delle Aree Podaliche per la scelta dei Rimedi e per la composizione del mélange.
Preparato così il cocktail di Rimedi, e scelti i punti d’impianto e deciso il numero e la cadenza delle sedute di Biomesoterapia, si seguirà volta per volta, l'evoluzione della sindrome.
In tale caso, certi delle cognizioni di Materia Medica Omeopatica e di fisiopatologia Agopunturale, identificato il Rimedio unico, confermato dall'interrogatorio Omeopatico e dall'estrema dolenzia del punto di riscontro (punti di Weihe, punti RIMO®) e identificato il punto unico di impianto Biomesoterapico, sarà allora semplice preparare il Rimedio Unico, alla giusta diluizione ed iniettare il tutto nel punto attivo unico della diagnosi Agopunturale cribrando sempre (ruotare la piastra da destra a sinistra da 3 a 6 volte).
Anche in questi casi non si dovrà mai trascurare di apprezzare gli altri punti attivi e sui Meridiani d’Agopuntura e sulle Mappe Auricolari e Podaliche, sia dolenti all'esplorazione, sia importanti ai fini della fisiopatologia Agopunturale.
Tali punti si dovranno sempre tenere presenti e usare come sedi d’eventuali impianti se necessari nell'economia terapeutica (azione sinergica con il punto di riscontro) per ristabilire rapidamente e dolcemente l'equilibrio energetico alterato.
Saranno così sufficienti una o al più due sedute di Biomeso per risolvere definitivamente la sindrome ed ottenere la guarigione dolce, progressiva, duratura, preconizzata da Hahnemann.
E' certo però che il III livello sarà raggiungibile dopo una notevole esperienza e con approfondimenti e meditati studi.
Sarebbe sempre opportuno per il Biomesoterapista che si propone di raggiungere tale livello seguire fin dall'inizio dei suoi studi un regolare corso propedeutico, per poter così meglio impostare la propria preparazione, procedendo per gradi progressivamente nell'apprendimento di tale dottrina.
Potrà così chiarire volta per volta tutti i suoi dubbi e tutti i punti della Materia che gli rimangono oscuri, facendo tesoro delle cognizioni acquisite ai corsi, confrontando collegialmente la propria esperienza.
Anche nei primi tempi potrà essere guidato nella risoluzione dei casi più difficili e complessi dai Maestri, partendo con una diagnosi di lavoro (Agopunturale, Omotossicologica) e seguendo insieme all'insegnante, passo per passo, l'evoluzione della sindrome fino ad ottenere l'evidenziazione del medicamento policresto risolutore con il suo punto unico d’impianto Biomesoterapico ed ottenere così la guarigione.
Quanto si è scritto è un'enunciazione di prassi di III livello e vuole essere solo un breve accenno conclusivo al primo volume ed un'anticipazione a ciò che sarà esposto nella pubblicazione del II volume di Biomesoterapia circa lo sviluppo clinico pratico di questa disciplina, a questo livello.
Si potranno quindi avere due possibilità:
1) già fin dall'inizio fare diagnosi di rimedio unico con una diluizione e unico punto attivo su cui fare l'impianto di Biomeso.
2) solo dopo una serie più o meno lunga di sedute di Biomeso trovare il rimedio unico e il punto unico di impianto Biomesoterapico.
In entrambi i casi sarà indispensabile fare duplice diagnosi e Omeopatica unicista e Agopunturale con unico punto attivo energetico su cui praticare impianto di Biomeso.
Infatti, non sempre il punto di riscontro (A.R.M. o Weihe) anche se estremamente dolente coinciderà con il punto attivo d’impianto.
Sarà invece utilissimo con la sua estrema dolenzia per confermare la diagnosi unicista Omeopatica.
Per la risoluzione ottimale della sindrome si dovrà procedere su due piani sia per ottenere il rimedio unico, con la sua opportuna diluizione, che il punto unico sul quale fare l'impianto di Biomeso: quello Omeopatico e quello fisiopatologico Agopunturale.
Solo così si potranno sfruttare tute le potenzialità della Biomesoterapia.


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articoli del Centro Medico Omeopatico di Rimini (Italia)
in RIVISTA DI OMOTOSSICOLOGIA
Ed. GUNA s.r.l., Milano, 1986/1987.

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Dr. P.C. Ricciotti, Dr. P. Mosconi, Dr. M. Aluigi (Consulente):
Resoconto audiovisivo delle Lezioni di Biomesoterapia tenute a Rimini (Italia) nell'Anno Accademico 1986/1987 per l'Accademia Italiana di Biomesoterapia.


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