Attualmente viviamo
un momento dallarme alimentare a livello internazionale; i consumatori
sono esitanti di fronte alla carne, nonostante siano diffuse informazioni
in parte rassicuranti.
Il danno commerciale
è davvero a livelli dallarme, i macelli sono pieni danimali
sezionati ma ancora da controllare, i consumi sono diminuiti e quindi
molte categorie di persone sono coinvolte, in maniera seria, riguardo
al mantenimento del posto di lavoro.
La malattia in verità
è multiforme, già gli è stato attribuito il nome
dencefalopatia spongiforme bovina, come pure quello di malattia
di Creutzfeldt Jacob, ma cosa nè responsabile e se cè
una colpa a chi va attribuita?
Limpressione esterna
è che una qualche mancanza nellinformazione riguardo a malattie
di questo tipo ci sia effettivamente stata, che sia stata adoperata una
strategia apposita, ma questo a quale scopo?
Sin dal 1982 la Medicina
sinteressa di queste malattie e in primo luogo dellagente
responsabile del contagio tra gli animali e da questi poi, come si è
denunciato, alluomo.
Il 23 luglio del 1982
fu pubblicato un articolo sullHerald Tribune dal titolo Un
vettore di malattie, forse un nuovo organismo a firma di un certo
non meglio qualificato L. Altman.
Larticolo riferiva
di un gruppo di ricerca di San Francisco che suggeriva lesistenza
di un organismo infettivo totalmente differente da quelli fino allora
conosciuti, che provocava nei montoni la distruzione del sistema nervoso.
Questorganismo
è il prione, che ha una certa rassomiglianza coi virus ma è
molto più piccolo, talmente piccolo che non basta ad individuarlo
nemmeno un microscopio elettronico, bensì unattrezzatura
più potente negli ingrandimenti e quindi più sofisticata
e costosa.
Questa non è la
sua sola particolarità; la più interessante è che
questorganismo (si adopera questa denominazione perché non
se ne conosce di più adatte) non possiede acido nucleico e tuttavia
è capace di riprodursi.
Unico esempio in natura,
credo, cioè esiste qualcosa che è capace di riprodursi pur
essendo privo di DNA e di RNA, che sono sempre stati necessari a qualsiasi
tipo di riproduzione o replicazione.
Tanto che qualcuno identifica
il prione non più come un organismo, ma come una proteina infettiva.
Nel 1985 si ebbe il primo
caso dinfezione bovina, nel 1996 il primo caso umano.
Malattia infettiva è
dire poco se pensiamo a quello che è in grado di fare, cioè
di impedire progressivamente al cervello ed al sistema nervoso di funzionare,
dapprima deprimendo la coordinazione motoria, per poi passare a forme
di paralisi e demenza cerebrale.
La medicina ufficiale
ha organizzato da qualche tempo una campagna informativa di tono trionfalistico
dove i più diversi problemi dellumanità sembrano definitivamente
risolvibili, questo per tenere ben alimentata la fiducia degli utenti,
malati o no.
Lo stato attuale di stasi
sgomenta della scienza di fronte al prione potrebbe fomentare qualche
sano dubbio circa lonnipotenza della medicina moderna, cosa che
ai reggitori del gran mercato legato alla medicina sicuramente è
sgradita.
Lo stato attuale dellinformazione,
non trattando doverosamente la questione, lascia colpevolmente aperta
la porta della speranza al povero soggetto colpito da unaffezione
legata al prione; costui può sperare in una qualche forma eventuale
di cura, che non esiste.
Gli scienziati non sanno
cosa fare, né che pesci pigliare, né che direzione prendere.
Il povero cristo colpito
dal prione è solo a ripensare a quale pezzo di carne infetta, a
quando e dove labbia mangiata.
Lultimo sospetto
circa la possibilità di contagio da prione riguarda il latte; la
Scienza interpellata, nella persona di un luminare, ben sapendo la misteriosità
della potenzialità del prione, si è espressa in questi termini:
Allo stato attuale delle nostre conoscenze, non possiamo affermare
che il latte sia un veicolo di contagio.
Da notare la misura delle
parole: il momento è talmente delicato che la categoria non può
essere incolpata in futuro di aver detto sì o no, non lo ha detto.
I Radionici sono intervenuti
tempestivamente, e hanno codificato sia le polarità corrispondenti
al prione, sia segnalando quali luoghi del corpo umano erano primariamente
attaccati.
Si deve ancora una volta
ai Medici Radionici se questa disciplina ha scoperto che al prione sono
imputabili altre affezioni importanti come la senilità precoce,
alcuni tipi di sclerosi, la sclerosi laterale amiotrofica che si manifesta,
allesordio, con una leggera perdita di sensibilità alle terminazioni
nervose di un dito fino a paralizzare totalmente lindividuo, facendogli
vivere atrocemente questa progressiva perdita del proprio corpo e la malattia
detta di Lou Gehring.
A questo punto non possiamo
essere sicuri di quanto è comunicato circa la diffusione reale
di questo tipo di contagio.
Certamente, se si mantengono
divise le diverse denominazioni delle affezioni degenerative imputabili
invece ad un unico responsabile, i punti di vista sono gestibili sotto
laspetto statistico, se questo può consolare, ma di qualsiasi
percentuale di rischio si voglia tener conto, per colui che nè
colpito si tratta sempre del 100 % della sfortuna possibile.
A questo livello di giudizio
va sottoposta la notizia che in Italia non abbiamo casi di mucca
pazza ovvero di BSE.
E sufficiente per
stare tranquilli oppure sarebbe il caso di pensare alla pletora di manifestazioni
legate al prione e di cui purtroppo nemmeno in Italia siamo esenti?
Il responsabile atteggiamento
dei Radionici raccomanda, perlomeno alle persone che hanno superato la
cinquantina, di andare a verificare se hanno incamerato linformazione
del prione, in caso negativo tanto meglio.
Davvero straordinario
levento prione, entità che sfugge alle elementari logiche
della vita sulla terra, talmente avulso da quanto finora conosciuto da
licenziare perfino lipotesi di una sua provenienza esterna alla
nostra realtà.
Da un punto di vista
karmico, il genere umano paga con le malattie legate al prione una colpa
di cui è strettamente responsabile, lemozione negativa legata
alla cupidigia del denaro.
Infatti, allo scopo di
pagare meno il cibo fornito ad animali strettamente erbivori, si è
finito per dar loro da mangiare, sotto forma di farina, gli scarti della
macellazione; abbiamo cercato dalimentare cannibalisticamente della
loro stessa carne quegli animali mansueti e pazientemente ruminanti erba
da sempre, abbiamo pensato dessere più furbi della natura,
adesso paghiamo.
Sulla malattia detta della mucca pazza
Diego Meandri, Radionico