In
nero: le domande di "Associazione per la qualità
della vita".
In blu e rosso: risposte del Dottor Paolo Mosconi, Medico Chirurgo, Omeopata.
Da: giuliovalerio@libero.it
Gent. Dott. Mosconi,
come associazione di cittadini Le poniamo soltanto una semplice
domanda: come mai da oltre 100 anni si è imposta la medicina
"ufficiale" e non quelle alternative, tipo l'Omeopatia?
Decido
di accettare il colloquio perché Vi presentate come cittadini
e quindi Pazienti che hanno sempre diritto ad una spiegazione
dal Medico.
Non posso pretendere
che Voi possediate la conoscenza, com'è doveroso per i
Professionisti della Medicina, ma, anzi, sento il dovere di guidarvi
verso la corretta informazione.
Sottolineo che è impossibile esaurire un argomento come
questo nel breve arco di questa mia esposizione.
Una breve premessa
alle risposte che cercherò di darvi meglio che posso.
La Medicina non
si può dividere in Ufficiale ed od Alternativa.
La Medicina è
una ed ha per unico scopo la guarigione del Paziente ed il Medico
ha il dovere di conoscere e studiare, tenendone poi conto nella
sua pratica quotidiana per praticare lui stesso o per fornire
il miglior consiglio al Paziente, il maggior numero, per Lui possibile,
di sistemi curativi che Lo portino ad ottenerla rispettando i
cardini del comportamento terapeutico.
Cardini della
Medicina sono tre semplici principi ai quali senza eccezione il
Terapeuta si deve attenere:
Il
farmaco Omeopatico non è mai tossico, non
ha effetti collaterali od indesiderati di nessun tipo,
somministrato contemporaneamente a farmaci ponderali (come nel
caso della chemioterapia), agevola l'eliminazione dei loro residui
tossici permettendo, al tempo stesso, un aumento dell'attività
primaria con conseguente riduzione della dose necessaria e prevenzione
degli effetti collaterali.
Con questo presupposto,
il farmaco Omeopatico diventa quello di prima scelta in ogni trattamento
e dietro si devono accodare quelli progressivamente più
tossici, carichi d'effetti collaterali.
Detto questo,
per rispondere, ricordiamo la contemporaneità storica dei
principi dei simili e dei contrari al cui proposito è classico
menzionare Ippocrate il quale consigliava di discernere bene quale
dei sistemi adottare nelle varie situazioni per ottenere la "vera"
guarigione.
Il colpo di coda
del sistema Allopatico si è verificato con la scoperta
del batterio capro espiatorio verso il quale si sono orientati
tutti gli sforzi di ricerca in campo farmacologico e strumentale
condizionando anche la terapia delle affezioni non in relazione
con microrganismi.
I farmaci risultati
da quest'orientamento, gli antibiotici in primo piano, hanno condizionato,
in seguito, la direzione del pensiero e della terapia clinica
in ogni campo della patologia col sistema, appunto dei contrari,
privilegiando la Medicina che considera il dato organico lesionale
a scapito di tutti i sistemi che valutano anche, attribuendogli
valore di prodromo, il campo del funzionale.
La medicina Allopatica
più facile da praticare e da studiare ma più grossolana
nel suo intervento terapeutico, grazie a questa scoperta, il microrganismo
patogeno, si è attestata sulle posizioni di controllo,
le Università, sfornando tecnici informati univocamente.
Da molto tempo
questo presupposto microbico è superato nella sua interpretazione
eziologica, non solo dalla parte alternativa ma anche da buona
parte di quella accademica (vedi, ad esempio, i lavori del medico
tedesco Hammer e di moltissimi altri come lui) e dimostra i suoi
gravi limiti ma l'inerzia strutturale dei sistemi d'insegnamento
del pensiero e del metodo richiederà ancora tempo per permettere
la flessibilità che ogni mente libera si augura di trovare
nei luoghi di formazione e soprattutto nei formatori.
Nel frattempo
il concetto di "anti" ha prodotto, necessariamente,
la messa in secondo piano delle relazioni causali (cioè
perché il batterio è in grado di insediarsi, da
patogeno, in un organismo ospite) allontanando il Medico dalla
comprensione dei meccanismi delle sindromi come possiamo facilmente
vedere in alcune patologie quali le neoplasie o le patologie del
sistema cardiocircolatorio che dimostrano l'inadeguatezza degli
strumenti terapeutici Allopatici che fra l'altro, per loro natura,
non possono attuare prevenzione.
Sto affermando
che la Medicina come, del resto, tutte le attività umane,
riceve le sue direttive da poche, proporzionalmente, menti guida
che, di fatto, detengono il potere della conoscenza e più
o meno consapevolmente e più o meno in buona fede lo esercitano
e difendono e questo è umano ma non accetto che sia del
Medico.
Per
un complotto planetario pilotato dalle multinazionali farmaceutiche
(anche quando non esistevano ancora) e da decine di migliaia di
ricercatori di tutti i paesi che, soprattutto fino ad Internet,
non erano neppure in contatto tra loro?
Beppe
Grillo direbbe si, almeno oggi.
Io mi limito a
notare che il potere di influenzare le scelte in campo medico
si è trasferito progressivamente dal Medico alla casa farmaceutica
che ora dirige e forma l'opinione e la prassi terapeutica della
quasi totalità dei professionisti della Medicina e detiene
un mercato formidabile e tutta la ricerca farmacologica gestendola
quindi come bene privato, proprietario, decidendo così,
insindacabilmente, della salute della gente.
"Noi studiamo,
voi prescrivete accettando i pareri di chi ne sa più di
voi e lavora per noi".
Controllo zero
ed errori evidenti solo dopo il danno.
La Medicina è
governata dal profitto economico che fa passare soluzioni ex imperio.
Oppure perché la medicina "ufficiale"
si è dimostrata statisticamente più efficace delle
medicine alternative?
Quando
parliamo d'efficacia non discutiamo della qualità intrinseca
di una sostanza ma del suo uso in base ad un'indicazione corretta.
L'uso dei farmaci
Allopatici è sicuramente più diffuso, almeno in
una realtà come quell'Italiana, in relazione al fatto che
la classe medica ha un tipo di formazione univoca che prende in
considerazione un solo tipo d'approccio farmacologico (uso quello
che conosco e se conosco una cosa sola uso quella).
Le statistiche
d'efficacia di un mezzo terapeutico sono importanti ma vanno clinicamente
lette, ad esempio, in base alla ripercussione che una determinata
azione ha su parametri che altrimenti non sono comprensibili.
Mi spiego.
Gli antidolorifici
sono statisticamente efficaci contro il dolore ma creano dei tossicodipendenti
cronici e non risolvono la patologia alla base del dolore, gli
antibiotici sono efficaci contro molle situazioni infettive ma
non impediscono le recidive, impegnano l'organismo con la loro
tossicità, non hanno nessuna validità preventiva
ed ancora meno in rapporto all'alto rischio d'uso.
La statistica
va interpretata e chiarita, da più punti di vista, per
evitare che sia usata come falsa prova a vantaggio di una tesi
parziale come, ad esempio, succede nel caso delle vaccinazioni
che sono state accreditate di un'efficacia che non posseggono
e di risultati che non hanno ottenuto e non ottengono giustificando
in tal modo gli inconvenienti che provocano e che sarebbero altrimenti
inaccettabili.
Certo,
tutti sappiamo che la medicina non è una scienza esatta
e dunque nelle sue pieghe si possono nascondere innumerevoli segreti
e miracoli.
Il
nocciolo, per permettere una Medicina esatta, è l'indicazione
dei farmaci cioè quando, come, perché dare un farmaco
verificando le variazioni individuali nella quantità necessaria
e nella tollerabilità cioè per quell'individuo il
farmaco giusto, alla giusta dose, per il motivo giusto e potendone
prevedere l'effetto singolarmente.
C'è
chi è guarito con Di Bella e chi con padre Pio, chi con
uno stregone del Mato Grosso e chi con Sai Baba, ma statisticamente
si guarisce più facilmente con la medicina "ufficiale".
Il
concetto di guarigione ed il metodo per ottenerla varia notevolmente
negli esempi che avete messi insieme.
Quello che dovrebbe
far riflettere è che obbiettivo comune è la guarigione
e che spesso dove un sistema fallisce un altro ha successo come
è vero anche che, in molti casi, entrambi falliscono.
Saper cogliere
il vantaggio di ognuno, comprendendone i presupposti, è
doveroso per chi si occupa di salute.
Le guarigioni
operate in modi incomprensibili per la Medicina attuale (Padre
Pio, Sai Baba, ecc.) e non mediate da farmaci, lungi dal suscitare
scetticismo, dovrebbero far riflettere sui meccanismi di guarigione
che possediamo al nostro interno e stimolare la ricerca di come
conoscerli, per riprodurli, chiarendo possibilità intrinseche
ed eventualmente le sedi in cui questi risiedono, al nostro interno,
per studiarne le relative strutture.
Esistono innumerevoli
energie che non conosciamo, non sappiamo misurare, utilizzare
ma che non possiamo fare a meno di costatare; questo è
il compito dello scienziato non certo quello di difendere ottusamente
conoscenze acquisite le quali, se hanno valore, si mantengono
da sole e crescono per virtù propria come, per fare un
esempio a caso, l'Omeopatia e l'Agopuntura.
Un cenno particolare,
non mi sento l'animo d'esimermi dal farlo, al caso del Professor
Luigi Di Bella nonostante, lo dico pianamente, sia e resti un
Allopata a tutti gli effetti e per tutti i connotati.
Come già
ho affermato e scritto, nei miei ricordi universitari modenesi
il Professor Luigi Di Bella è stato il più giovane
cattedratico italiano già a quei tempi con la fama di genio
puro e di studioso senza macchia.
Tre lauree in
discipline diverse e oltre 40 (quaranta) anni d'insegnamento universitario
e di lavori di ricerca stimati in molte parti del mondo, trentacinque
anni d'ambulatorio oncologico e di ricerca, solitaria apparentemente
è vero, con migliaia di casi trattati all'attivo sono un
biglietto da visita che deve incutere rispetto a chiunque e farlo
riflettere bene sui giudizi che esprime su di Lui.
Inoltre, prima
di esprimere pareri, è bene essere correttamente informati
sul suo lavoro e sulle procedure applicate nel suo metodo.
Quanto alla sperimentazione
di controllo eseguita sui suoi protocolli, chi s'intende di Medicina
si domanda quale sia la necessità di sperimentare dei farmaci
che da decenni sono abitualmente usati nella terapia oncologica
e non e se sia il caso di farlo solo perché li usa il Professor
Di Bella.
Malafede e dolo,
gravissimi per la responsabilità di cui si caricano nell'informazione
dei Pazienti, sono i motori di una farsa sperimentale come quella
subita dai protocolli del Professor Luigi Di Bella.
Qual è
la differenza, se i farmaci sono gli stessi, fra il suo metodo
e quello usato nei reparti ospedalieri e dunque, ripeto perché
sperimentare nuovamente farmaci già da tempo largamente
in uso?
Perché
fare apparire nuovi e sconosciuti farmaci notissimi e ovunque
usati?
Se siete curiosi
domandatelo direttamente a Lui o informatevi da coloro che hanno
verificato i suoi protocolli ammesso che lo abbiano capito.
Per stimolarvi
ricorderò che il suo protocollo ha liberato la somministrazione
dei complessi farmacologici dal vincolo del peso corporeo, parametro
assolutamente inadeguato alla valutazione dei dosaggi in rapporto
ai possibili effetti tossici, permettendo una valutazione biologica
del dosaggio e quindi una sua individualizzazione con l'importante
risultato di contenere al minimo gli effetti velenosi ridirigendo
le energie così recuperate all'attività di guarigione.
Tutto il resto,
comprese le arruffate, quanto preoccupanti, prese di posizione
degli organi ufficiali medici e non, sono manifestazioni d'imperdonabile,
colpevole ignoranza ancora più riprovevole perché
tratta della salute della gente e senza scrupolo offende, calunniando,
l'immagine di un vero Professionista.
Comunque, prima
di parlare sapere, chiedere a chi può dare risposte con
competenza (che parlino gli Omeopati di Omeopatia e non chi non
sa neanche cosa sono) ed essere disposti ad ascoltare le risposte.
Se
poi si vuole dire che l'uso attuale dei farmaci è sconsiderato
e che molti medici di base non sono a capo di ambulatori ma di
ricettifici, siamo d'accordo.
Non
siamo d'accordo per niente perché il problema è
grave in quanto è a monte nei luoghi dove si insegna la
Medicina insieme al modo di pensare e di concepire la coscienza
scientifica ed etica.
Il modo di esercitare
la Professione è il risultato non il problema.
Ma
è d'accordo anche Garattini.
Il
signor Garattini trova completa solidarietà quando si erge,
pur non essendo mai stato un clinico, a difesa dell'etica professionale
che però viola quando esprime, con superficiale incompetenza,
pareri pubblici, ma se fossero privati sarebbe ugualmente grave,
su argomenti che non conosce né in teoria né in
pratica influenzando ascoltatori convinti che abbia competenza
su ciò che dichiara.
Come Lui altri
nomi eccellenti impegnati, addirittura affannati ad esprimere
pareri su argomenti che è evidente che non conoscono e
per non far nomi Rita Levi Montalcini che sia di Omeopatia che
di Clinica Medica sa quello che potrebbe sapere uno di Voi con
la differenza che a Voi non verrebbe in mente, spero, di esprimere
un parere che potesse influenzare scelte di persone in cerca di
aiuto per la propria salute.
Ritrovo nell'elenco
anche il Professor Renato Dulbecco.
Ahimè con
gran dispiacere lo nomino per la stima ed il rispetto che nutro
per Lui ed il suo lavoro ma nel suo caso con preghiera di documentarsi
perché un intelletto come il suo ha sempre margini ampi
di recupero della recta ratio.
Saluti
cordiali.
Giulio Valerio per QdV (Ass.Qualità della Vita)
Li
ricambio sperando di esservi stato utile e chiaro.
Paolo Mosconi
Medico Chirurgo
"Il leone ruggiva tremendamente e schiumava dalle fauci per una spina di rovo conficcata nella zampa ed era furioso e tutti erano spaventati e costretti a coprirsi le orecchie fino a quando un bimbo, vedendo la spina, intuendo e poi capendo, s'avvicina calmo, l'estrae ottenendo gratitudine e silenzio con la guarigione e meraviglia delle genti ottuse e spaventate".